Queen Charlotte. A Bridgerton story è il nuovo spin-off della famosa serie di Netflix che ha spopolato tra i giovani nelle ultime settimane. Al suo interno si ritrovano temi e stile che abbiamo già visto nelle due stagioni della serie principale: storia e moda dell’età georgiana modernizzate dalla nostra pop culture nella maniera di intendere le interazioni sociali e, persino, amorose. Anche in questo caso la narrazione racconta i problemi della nostra società contemporanea affidandosi al «romanzo storico»: tentativi di integrazione culturale, emancipazione femminile, scalate sociali e molto altro.
Questo spin-off prende spunto dalla tormentata relazione tra la regina consorte Carlotta di Meclemburgo-Strelitz e suo marito Giorgio III del Regno Unito, sovrano amato, ma affetto da una forma di pazzia che lo rendeva vittima di comportamenti stravaganti. La trama ci racconta in maniera molto delicata il percorso della sovrana nel comprendere e trovare il modo di amare il proprio consorte con paure, allontanamenti, rifiuti, frustrazioni nel vivere di fianco ad un mezzo-marito, un mezzo-uomo, un mezzo-re. Ma sono proprio queste difficoltà che rendono possibile un percorso di verità e di scoperta, al di là del ruolo e della rispettabilità.
Questa serie è un invito a entrare nel dramma personale dei protagonisti, per poterne scoprire l’umanità e le sfide, tra profonde solitudini in mezzo a folle festanti e ricerca della propria identità in una società in cui troppo spesso i rapporti significativi scompaiono davanti al mero gossip e alla speculazione.
Questo prequel sulla storia della Regina Carlotta è soprattutto un’ottima narrazione sui «linguaggi dell’amore», passando da un’apparente incomunicabilità a un’intimità profonda ed esclusiva che aiuta l’altro a sentirsi a casa, parlandone il linguaggio, spesso piuttosto strambo. Questa serie Netflix aiuta a contemplare la capacità dell’amore di tradursi in fatti concreti e parole uniche perché l’amato non debba sentirsi normale, ma certamente possa sentirsi felice. Tutto questo innesta la narrazione sull’innamoramento non sui classici cliché romantici, bensì sulla realtà di un sentimento spesso conflittuale, ma che punta alla conoscenza non solo superficiale, ma realmente profonda dell’amato: per lo spettatore, un invito a non dare per scontato, a non darsi per scontato e a scoprire parole e gesti nuovi e significativi.