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In questo libro, nato da una proposta del Vaticano, il pellegrinaggio in Terra Santa viene raccontato da un grande drammaturgo, romanziere e regista come percorso interiore profondo ed emozionante. Pellegrino fra i pellegrini, munito di taccuino e della sua penna poliedrica, Schmitt percorre i luoghi dove tutto è cominciato, dalla Basilica dell’Annunciazione, a Nazaret, alla Basilica della Natività, a Betlemme, e poi a Cafarnao, al Santo Sepolcro di Gerusalemme. Egli entra in sintonia con il passato e con il presente e racconta il suo viaggio passando da «scene che sembrano uscite dalle pagine della Bibbia» (p. 85) ai vicoli di Gerusalemme, affollati da gente di tutto il mondo e costellati da botteghe di spezie che emanano gli aromi più disparati.
Fra luoghi storici – come il lago di Tiberiade, dove il tempo sembra essersi fermato – e luoghi simbolici, per lo scrittore il peregrinare diventa una ricerca scandita da riflessioni e dubbi della fede, ma soprattutto dallo stupore per la scoperta di emozioni mai provate, così forti da turbarlo e capaci di regalargli una felicità inimmaginabile.
L’A. descrive la sua straordinaria esperienza dell’incontro ravvicinato con il mistero dell’incarnazione e della risurrezione, con l’incomprensibile che si può accogliere solo con il cuore. Emozioni che davanti al Santo Sepolcro lo sovrastano, inducendolo a deporre le armi dell’ironia e del sarcasmo e a lasciarsi travolgere: «Mi abbandono con umiltà a ciò che va oltre me stesso» (p. 138). Schmitt è stupito e quasi incredulo: «Pensavo di attraversare Gerusalemme, invece Gerusalemme ha attraversato me» (p. 142).
Nella Città santa per le tre grandi religioni che si rifanno ad Abramo, lo scrittore trova la risposta alla domanda: «Perché partire?», che si era posto più volte dopo aver accettato la proposta di scrivere un libro da pellegrino: «Se non fossi andato a Gerusalemme, non avrei mai percepito Gesù come Persona e come Dio» (p. 151).
Cogliere e rappresentare con grande maestria l’unicità e la complessità del pellegrinaggio in Terra Santa è un’impresa difficile, che l’A. è riuscito a realizzare. Leggendo queste pagine, chi è stato in Israele e in Palestina può rivivere le sue emozioni; chi non c’è stato, può scoprire che ci sono diversi modi di vivere questo viaggio, alla ricerca delle proprie radici: alcuni le cercano nella terra, Schmitt spiega di averle trovate in cielo.
Il diario di viaggio è unico, anche per la tappa finale, ricca di emozioni: l’incontro dello scrittore con papa Francesco a Roma. Chiude il libro una lettera scritta all’A. dal Pontefice, che esprime il suo apprezzamento per l’intensità poetica del racconto e sottolinea il significato della sfida di Gerusalemme: «la sfida che tutti abbiamo davanti, quella della fraternità umana» (p. 155). La riflessione di papa Francesco si conclude con un invito a ogni essere umano a guardare all’altro come a un fratello dell’unica famiglia umana; con un accorato appello a «far tacere le armi della distruzione e dell’odio», datato 16 febbraio 2023, che sembra scritto in questi mesi di conflitto in Medio Oriente.