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Innumerevoli sono le violenze che una donna subisce – e la realtà quotidiana ne è un’eclatante testimonianza – per il fatto di essere donna. E ancora, impegnata com’è nel mondo del lavoro, se con gioia percepisce il battito di una nuova vita in sé, si riversa improvvisamente una nuova violenza su di lei, una sensazione che in queste pagine viene indicata come «un pugno allo stomaco». La maternità, nel turbinio della vita odierna, è presentata, e così viene spesso somatizzata, come un forte handicap per e nella vita lavorativa.
Le AA. sono affiancate da altre note voci femminili nella compilazione di questa originale e fresca pubblicazione (la prefazione è di F. Vecchioni, seguita dagli interventi di F. Parviero, R. Zezza, P. Corna Pellegrini, A. Rinaldi, L. Caccavale, e da una postfazione di F. Gavelli, presidente della Danone), che mette a nudo il potere esercitato sulle donne al lavoro e al tempo stesso si propone, con attente analisi di percorsi, metodologie relazionali e soluzioni operative, di far sì che la maternità, come essa è e si manifesta, diventi un capitale di espansione di energia non solo nella famiglia e nelle relazioni personali, ma anche nell’azienda e nella sua produttività (il focolaio propulsore di questa lettura umanizzante si è avuto nell’azienda Danone, l’ambito nel quale le AA. hanno sperimentato la loro intuizione, che è divenuta contagiosa anche per altre aziende).
La donna diventa a pieno titolo non solo creatrice di un inestimabile dono (la nuova creatura), ma anche fonte di benessere umano e relazionale (per il suo entourage di famiglia e di lavoro), e di più matura e motivata ragione nel suo ambiente di lavoro, per il benessere economico e produttivo della stessa azienda. Apodittico, per il lettore, è il dettato intenzionalmente posto per questa nuova visione al femminile e scritto quale epigrafe iniziale al libro: «Penso anche, con tristezza, alle donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia. Com’è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire? Non la donna, ma la società deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere» (papa Francesco, Discorso di apertura degli Stati Generali della Natalità, 14 maggio 2021).
Le «regole» – in verità si tratta di percorsi comportamentali nuovi qui proposti – per una diversa e rivoluzionaria lettura della maternità e del «prendersi cura», presentate dalle AA. in quanto tratte dal lavoro che esse hanno esercitato sul campo, sono 10. «Sono regole semplici ma al tempo stesso rivoluzionarie, perché cambiano radicalmente il luogo di lavoro, lo umanizzano [in questo libro si scrive molto sul processo di umanizzazione non solo delle menti, ma anche degli spazi e dei tempi], fanno entrare la vita delle persone all’interno degli uffici, permettendo a chiunque di essere e di esprimersi come meglio crede» (p. 34).
È su questo asse portante della «tenerezza» – che non è debolezza, ma stile originale, nuova qualità ontologica sia dell’essere donna sia dell’essere madre (e per analogia, la si può partecipare anche all’uomo che le è accanto) –, come pure del curarsi di chi sta vicino, che si fonda la visione che questo libro liberamente propone. La lettura di queste pagine è stimolante e dà un senso di fattiva speranza all’essere nel mondo; il lettore percepisce in queste pagine la forza di una matura femminilità divenuta attivo soggetto storico.
Le AA. concludono il loro «viaggio» con un ponderato realismo, fondato su una loro realtà sperimentata: «Il congedo originale è gender neutral ovvero si applica a tutti: alle famiglie tradizionali, ai genitori single, a chi sceglie di adottare, a chi accudisce un affetto fragile o un genitore anziano in qualità di caregiver. Il congedo originale è una visione, la visione che abbiamo di un futuro in cui la cura dei figli e delle persone fragili venga vissuta dal mondo economico e produttivo come un’opportunità» (p. 156).