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Riuscire a percepire il richiamo del divino in modo integrale, assoluto, esclusivo non è una movenza o un’andatura fortuita, ma presuppone la totale adesione a uno stile di vita solitario. Chi ha redatto con particolare dovizia queste pagine, lo crede in seguito al suo pellegrinaggio interiore.
Antonella Lumini, bibliotecaria eremita, guarita da una grave malattia, richiamata da un’improvvisa interiorità, si incammina tra i sentieri della psicologia e della filosofia orientale con la speranza di placare questa inaspettata inquietudine. Le scienze umane non sopiscono i suoi quesiti e «l’esperienza del vuoto» segna profondamente la sua anima.
Prima, da non credente, nei luoghi solitari riscopre il silenzio; poi, «dentro la parola viva», la «grazia che non chiede sforzi, ma la leggerezza dell’appartenenza». Nel suo viaggio introspettivo, il silenzio irrompe come un alitare misterioso, un’arcana folgore, un’intensa fonte: «una lingua dimenticata, antica, lontana, viva, intensa, quanto travalicante e incomprensibile» (p. 7), vicina. Questa voce, intrisa di amore ardente, trascende ogni cosa creata, avvolge e libera.
Dimorare nel silenzio, per Lumini, è incamminarsi nel nucleo primitivo della creazione, negli inopinati squarci di oscurità, nelle più profonde fenditure, nella costante mancanza, nella struggente desuetudine. È assaporare il tempo, riconoscere i limiti, accogliere «la croce che riunisce in unico punto gli opposti» e «consumarla fino al punto della piena unione». La croce, emblema dell’universo creato, è forza irradiante, catarsi. Spezza il confine del nostro egoismo e si attiva come forza creatrice continuamente in atto. «Quando un cuore si apre, il tocco dello Spirito Santo riaccende e fortifica la scintilla e il filo di luce» (p. 94), come fuoco arde in profondità per purificare, rigenerare e fecondare. Accogliere la croce è consegnare sé stessi alla pura Presenza, aderire all’istante profondo che pacifica e dona pienezza in tutte le dimensioni.
In queste pagine, per l’A., è custodita la rivelazione del divino che abita l’umano: l’Oltre, l’anelito profondo e costante in cui l’uomo si apre all’universale; il frammento che, se accolto, rovescia la prospettiva: non è l’amato che cerca Dio, ma è l’amato che è trovato da Dio. Il piccolo che contiene il grande; il finito, l’infinito.
Le riflessioni, elaborate tra il 1986 e il 1987, rivelano il mistero che rende visibile e concreta l’eterna creatività. Sono una granulare e intima produzione letteraria, impregnata di ricerca, solitudine e preghiera. Sono ampiamente radicate nella Scrittura; riformulate con uno stile coinvolgente, evocativo e ispirato. Dalle fitte pagine emerge la conoscenza intrisa di calma, la domanda senza attesa di risposta; la vocazione al silenzio, l’assidua preghiera, la solitudine, il desiderio della perfetta unione con Dio; la liberazione attraverso lo sguardo; l’inesauribile grazia. Suscita meraviglia il personale cammino dell’A. nella Chiesa per le sfumature eremitiche in città, per la gioia che apre alla bellezza, per la croce che libera, per quella realtà che va oltre i pensieri e per la fede che permette di abitare il mondo senza appartenergli.
Con linguaggi diversi, Lumini racconta la scoperta della preghiera interiore e il vuoto che l’eremita scava dentro sé stesso per l’ardente desiderio di Assoluto e di Verità. Un contributo, il suo, utile per la cura del cuore grazie alla Parola custodita nel silenzio.