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Il pensiero filosofico viene solitamente descritto come lo studio di tutta la realtà, quindi di tutto l’essere in quanto essere, ovvero dell’«Intero», laddove le singole scienze si concentrano soltanto su un suo aspetto particolare (per esempio: la fisica indaga il mondo della natura materiale e la biologia l’ambito del vivente). Tuttavia esiste un altro filone della ricerca filosofica che si accompagna al precedente: quello che pone al centro il problema dell’esistenza umana. Per comprendere quest’ultimo indirizzo si può citare il dialogo Fedone di Platone, nel quale la filosofia è intesa come preparazione alla vera vita, che non si esaurisce nella corporalità, ma dipende soprattutto dall’anima immortale. Siamo dunque qui in presenza di un approccio fondato sul punto di vista antropologico, che ovviamente non tralascia lo studio dell’essere in generale, ma lo affronta privilegiando l’angolo visuale della «eccezionalità» umana e della ricerca di senso della nostra esistenza, angolo visuale che si esprime in svariati modi: dalla scienza alla letteratura, dalla musica alla creatività artistica, dall’etica alla politica.
Alla tradizione antropologica possiamo sicuramente ricondurre questi tre volumi di recente completamento, curati da studiosi sensibili alla cultura cristiana. Si tratta indubbiamente di un’opera impegnativa e innovativa al tempo stesso, che mette a disposizione dei cultori della filosofia un percorso storico-teoretico che ruota intorno alle diverse forme di manifestazione della cultura, in un continuo confronto interdisciplinare con le altre materie che a vario titolo si occupano dell’uomo (psicologia, morale, sociologia, economia, scienze umane ecc.) e in dialogo critico con altre posizioni speculative, del passato e del presente, diverse da quella antropologica. Il lodevole intento degli AA. è infatti quello di «stare nel mezzo» (metaxy) per unire, ovvero calare un ponte tra filosofia e storia della filosofia. Del resto, il compito del filosofo è proprio quello di assumere una posizione intermedia tra sapienza e ignoranza, costruendo o gettando ponti per far emergere l’umano dall’umano.
Seguendo questo punto di vista prospettico, i capitoli dei tre volumi risultano articolati e sviluppati in profondità sui temi dell’anima, della conoscenza, della credenza religiosa, dell’etica, della scienza, dell’agire politico e dell’espressione artistica.
Rispetto alle altre storie della filosofia, in questa si presenta particolarmente ampia e approfondita la sezione dedicata al pensiero medievale nel primo volume, completata da un utile excursus sulle interpretazioni contemporanee della filosofia antica e medioevale.
Il secondo volume, dedicato alla filosofia moderna, rappresenta di fatto il centro intorno a cui ruota il complesso dell’opera, dal momento che è con l’Umanesimo prima, e con l’Illuminismo poi, che prende forma l’antropologia filosofica; questo soprattutto grazie a Immanuel Kant, al quale va riconosciuto il merito di averne fatto un filone di ricerca sistematico, partendo da quattro classiche domande: «Che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa è ammesso sperare? Che cos’è l’uomo?».
Un’attenzione particolare merita infine il terzo volume, dedicato alla filosofia contemporanea, che è talmente ricco e articolato da rappresentare una vera e propria summa del sapere contemporaneo. Infatti, sono trattati tutti i settori culturali: dalla filosofia propriamente detta alle scienze, dalla teologia alla letteratura e all’arte, dalla politica all’economia, dalla bioetica al dibattito sull’Antropocene. Inoltre, di non secondaria importanza è l’attenzione dedicata alla filosofia italiana del Novecento, così spesso trascurata nelle storie del pensiero filosofico, con capitoli o sezioni riservati a pensatori quali Croce, Gentile, Del Noce, Martinetti, Carlini, Sciacca, Rigobello, Vattimo, Agazzi, Moravia, Paci e Pareyson.
Lo spunto di riflessione conclusivo che ci trasmette questa originale storia della filosofia è che l’umanità sta ancora disperatamente cercando una via di riscatto e che può riuscirci soltanto in una dimensione relazionale aperta, in una prassi dialogica, fondata sul rispetto reciproco di tutti gli individui.