|
Questo volume di Roberto Cipriani è un risultato della principale ricerca sulla religiosità in Italia degli ultimi anni. Svoltasi nel 2017, essa si è articolata in due direzioni principali: una di metodologia più specificamente «quantitativa» (con 3.238 questionari), di cui ha dato conto il volume di Franco Garelli Gente di poca fede. Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio, e l’altra, di carattere «quanti-qualitativo», condotta sulla base di un considerevole numero di interviste (164), di cui dà conto appunto questo libro. La ricerca va vista in rapporto a quella compiuta da Cipriani e Garelli, con altri, nel 1994-95 su La religiosità in Italia (Mondadori, 1995).
L’allargarsi dell’area dell’«incerta fede», di cui parla il titolo, è uno dei risultati complessivi più rilevanti. Nel 2017 circa la metà degli intervistati affermava di credere fermamente, meno di un quinto di non credere affatto, il resto ondeggiava fra varie possibilità.
Contestualmente, emerge la «spiritualità» al posto delle forme «tradizionali» di religiosità. Essa è accompagnata da valori di riferimento e si manifesta specialmente nell’adesione a forme di volontariato e a nuove esperienze nel modo di pregare o comunque di mettersi in relazione con il soprannaturale, e con la tendenza a fare a meno dell’istituzione religiosa.
Fra le previsioni che Cipriani formula con prudenza al termine del lavoro (cfr p. 431) ne rileviamo alcune: «Si allargherà l’area della incerta fede, che tenderà a superare quella della fede più sicura, dei credenti militanti e praticanti»; la Chiesa-religione conserverà la sua struttura di base; la pratica religiosa regolare subirà ulteriori decrementi, progressivi ma lenti; la non credenza si amplierà, ma la sua crescita si ridurrà; «la spiritualità riceverà nuova linfa, anche grazie al sempre più incalzante orientamento all’autodeterminazione, al fai-da-te e all’accresciuta libertà di pensiero e di azione»; i valori conserveranno una loro centralità sia nel campo religioso sia nel sociale, e «accentueranno la dimensione soggettiva della morale, intesa come opzione riservata all’individuo»; la credenza in Dio sarà sempre meno univoca nelle forme e nei contenuti, dando luogo a spazi di ricerca e sperimentazione riguardo alle domande fondamentali sul senso della vita, della morte e del dopo morte; la frequenza della preghiera non subirà né incrementi né decrementi rilevanti, sopperendo alla crisi dei legami con la Chiesa-religione.
Da parte nostra, facciamo due osservazioni. Anzitutto, questa ricerca è stata compiuta prima della pandemia. Se ciò presenta lo svantaggio di lasciare aperti gli interrogativi che ci stiamo ponendo sulle conseguenze della pandemia anche nel campo religioso, ha pure il vantaggio di dare un punto di riferimento precedente e ben fondato per le necessarie ricerche che si faranno in seguito su questo tema.
Inoltre, la ricerca mette a disposizione solido materiale per aree fondamentali della riflessione pastorale e teologica nel nostro momento storico. I temi dell’incertezza della fede, della visione più soggettiva della morale, dell’indebolirsi del ruolo dell’istituzione religiosa sono ben noti, ma si manifestano sempre più ineludibili nel caratterizzare la situazione antropologica, morale e spirituale nel mondo contemporaneo, e quindi nelle sfide che la Chiesa deve affrontare nella sua missione.
Il tema della «spiritualità» – come definita nella ricerca – merita una grande attenzione. Da una parte, se ne può cogliere una dimensione positiva come invito a riscoprire in tutta la sua serietà la «misteriosità» di Dio al di là delle innumerevoli immagini riduttive che l’uomo se ne è fatto nel corso dei secoli. Dall’altra, presenta il rischio di allargare un mare sconfinato, privo di punti di riferimento consistenti, in cui la persona in cerca di senso può perdersi.
Tanto più, quindi, la stabilità della presenza della preghiera, nell’esperienza degli intervistati, appare come un punto di forza su cui appoggiare l’impegno pastorale e di servizio spirituale. La tradizione cristiana non dovrebbe avere alcuna paura della varietà delle forme di preghiera. Ad esempio, l’attuale moltiplicazione dei siti che cercano di offrire aiuto ai navigatori della rete è un segno positivo di vitalità nella Chiesa cattolica.
Forse anche uno studio del mutare delle vie di incontro e di comunicazione religiosa e spirituale e delle forme di trasmissione della fede nel contesto dell’Italia di oggi, compreso il mondo digitale, potrebbe essere utile per continuare la ricerca.
ROBERTO CIPRIANI
L’incerta fede. Un’indagine quanti-qualitativa in Italia
Milano, FrancoAngeli, 2020, 504, € 30,00.