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«Nel deserto non siamo mai soli». L’affermazione è di un innamorato del Sahara, fratel Charles di Gesù, Charles de Foucauld: incarna l’essenziale della sua vita nel deserto, dove egli viveva in adorazione davanti al Santissimo Sacramento, il proprio «tesoro». Era la presenza e l’umiltà di Dio, ma anche il sacramento dell’amore. Aveva scelto di «prendere posto il più vicino possibile a Gesù di Nazaret, fra gli ultimi, anche se si trattasse di essere nascosto e “inutile” nell’immensità del deserto».
Paradossalmente, nel 1916, quel «tesoro» è stato la causa della sua morte. Tra i predoni del deserto di Tamanrasset, nel profondo Sahara, si era sparsa la voce che fratel Charles nascondesse denaro e armi. Intorno all’eremo, egli aveva costruito un fortino per proteggere le persone che vi abitavano. Tuttavia, il 1° dicembre, con un inganno, i predoni riuscirono a entrarvi: nella confusione dell’assalto, uno gli sparò, ma nella povera dimora non trovarono quasi nulla. Quando fu ucciso, era solo, ed è stato ignorato da tutti.
La sua morte non aveva il marchio dell’«odio della fede», ma era stata causata dal suo modo semplice e disarmato di vivere in mezzo ai Tuareg. In ogni caso, il silenzio cadde per anni sulla sua esistenza, sulla sua memoria e perfino sui luoghi in cui era vissuto. Fratel Charles non era riuscito nemmeno a realizzare nulla del progetto che aveva a cuore: fondare un istituto religioso ispirato alla vita nascosta di Gesù a Nazaret.
Benedetto XVI lo ha definito una «esegesi vivente della Parola di Dio» e nel giorno della beatificazione, il 13 novembre 2005, ha ribadito che la sua vita è stata «un invito ad aspirare alla fraternità universale». Il 15 maggio 2022 fratel Charles di Gesù sarà canonizzato da papa Francesco nella Basilica di San Pietro.
Una giovinezza «sregolata»
La biografia di de Foucauld si divide in due periodi: i primi 28 anni e gli ultimi 30, che iniziano con la sua conversione nel 1886…