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ABSTRACT – Lazzaro ha 20 anni: è un ragazzo di campagna, troppo buono per stare al mondo, tanto da poter sembrare stupido. Muore, risuscita e scopre che, nel frattempo, il mondo è cambiato e non in meglio.
Il film Lazzaro felice di Alice Rohrwacher usa i toni della fiaba per parlare degli ultimi cinquant’anni del nostro Paese, dalla vita nei campi – condizionata da antiche tradizioni, ma anche da insopportabili servitù – allo svuotamento delle campagne e al confluire degli ex contadini in periferie anonime, dove i vecchi e i nuovi poveri sono messi in condizione di farsi la guerra tra loro. «Attraversando il mio Paese e il mio tempo – dice la regista – ho spesso incontrato Lazzari felici, persone che chiamerei buone, ma che il più delle volte non si dedicano a fare il bene, perché non sanno nemmeno cosa sia “fare il bene”. Si limitano a essere quello che sono, e quello che sono fa sì che rimangano sempre in ombra, perché, dove possono, abdicano sempre a se stessi per lasciare spazio agli altri, per non disturbare. Sono quelli che finiscono per fare i lavori sgradevoli che l’umanità si lascia alle spalle, rimediano a tutto quello che gli altri trascurano, senza che nessuno se ne accorga». Come i grandi maestri del cinema Alice Rohrwacher si schiera dalla parte degli umili.
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«LAZZARO FELICE», A FILM BY ALICE ROHRWACHER
A country boy, too good for this world, dies, comes back to life, only to discover that in the meantime the world has changed and not for the better. Alice Rohrwacher’s film Lazzaro Felice uses a fairytale genre to talk about the last fifty years of Italy, from life in the fields – conditioned by ancient traditions, but also unbearable servitude – to the emptying of the countryside and the confluence of former farmers in anonymous suburbs, where the old and the new poor are placed in a position to fight each other.