
Si è appena concluso, nelle pagine del Shonen Jump, noto settimanale di pubblicazione di manga, uno degli shonen (da cui l’anime) che ha avuto maggiore successo negli ultimi anni: My hero academia («Boku no Hero Academia») di Kohei Horikoshi.
In un mondo in cui quasi tutti gli esseri umani presentano dei superpoteri, risulta strano chi invece non ne ha, come Izuku Midoriya. Eppure, grazie al suo coraggio, egli riesce a stupire il più grande supereroe di sempre, Allmight, che decide di donargli il proprio potere: one for all. Grazie a questo, il protagonista entra nel liceo per diventare supereroe (hero) di professione. Tra la competizione e i suoi nuovi poteri non è facile la relazione in classe, ma, nonostante questo, si crea un bello spirito di squadra. Anche perché questo primo anno di liceo diventa il teatro dello scontro finale tra il bene e il male, tra gli eroi e i cattivi (villain): da piccoli attacchi, in cui ci si rende conto della realtà, alla battaglia finale, in cui tutta la storia si riassume. Infatti, Midoriya con il suo one for all si scontra con l’atavico nemico di Allmight, all for one, e il suo successore, Tomura Shigaraki. Mentre il potere del protagonista è del dono di sé (uno per tutti), l’antagonista cerca di assorbire tutti i poteri e distruggere tutto (tutti per uno).
A pensare bene, queste sono le due componenti che troviamo anche dentro di noi e che sant’Ignazio chiamerebbe «spirito buono» e «spirito cattivo» (o «nemico della natura umana»): uno ci dona gioia, forza, generosità, l’altro ci chiude, ci rende avidi e ci toglie vita. Non è un caso, dunque, che questi due poteri nel manga nascano insieme e siano destinati a scontrarsi: da ciascuno esce una diversa comprensione del mondo e della relazione, un diverso atteggiamento nei confronti della vita. Se infatti one for all porta al servizio e al donare sé stessi affinché l’altro abbia vita, all for one porta a mors tua vita mea, a sentirmi esistenzialmente riuscito perché annullo gli altri.
Sebbene l’esito della battaglia sia già chiaro dall’inizio, dal primo capitolo, dal momento che Midoriya ci introduce alla sua storia, il percorso non è così scontato, grazie ai colpi di scena, alla scoperta della sofferenza sia degli eroi sia dei malvagi, al peso delle colpe che ciascuno si porta dietro, al fare i conti con il proprio limite. Un bello spaccato di umanità, dove rileggersi e trovare la forza per poter continuare a scegliere ogni giorno da che parte stare: con gli heroes o con i villains, con chi dona la propria vita o con chi la ruba?