
Le opere della street art sono lasciate incustodite (questa è l’essenza, la forza e la fragilità di tale movimento artistico) e, quando vengono cancellate o deturpate, significa che il messaggio che contengono molto probabilmente crea ancora problemi. È il caso, ma non è l’unico, dell’ultima opera di Laika MCMLIV, street artist che nelle sue apparizioni indossa una maschera bianca e una parrucca dai capelli rossi e si batte per i diritti e la giustizia, portando la sua arte dall’Italia al Messico, dal Texas al Marocco. Il murale, comparso presso la sede del Coni di Roma il giorno successivo alla vittoria della nazionale di pallavolo femminile alle Olimpiadi di Parigi 2024, raffigura in un’immagine celebrativa una pallavolista di colore, Paola Egonu, con la maglia azzurra della nazionale, al centro della quale si vede il numero 18 (che è anche il numero della data di nascita, 18 dicembre 1998, a Cittadella) e la medaglia d’oro olimpica, mentre con un gesto atletico si libra nell’aria schiacciando il pallone. Dal suo braccio che sta colpendo il pallone si generano, come tre sibili di vento, i colori della bandiera italiana, mentre la palla che sta per essere colpita dalla schiacciata vede la scritta stop racism. Il murale porta il titolo di Italianità.
Purtroppo nel giro di poche ore l’opera è stata deturpata da qualcuno che ha ridipinto di colore rosa la pelle scura dell’atleta, causando una giusta indignazione mediatica.
Lo sport continua a essere un passo avanti nella creazione di un’idea di società civile basata sui valori e non sull’aspetto estetico. L’idea di cittadinanza espressa dalla Costituzione italiana, infatti, sancisce che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali», e proprio lo sport ne è esempio, come possiamo vedere in questa ultima Olimpiade con atleti che sono espressione dell’essere e del sentirsi italiani indipendentemente dal viaggio che loro o i loro genitori hanno compiuto. E così Paola Egonu, Myriam Sylla, Yeman Crippa, Lorenzo Simonelli, Zaynab Dosso, solo per citare alcuni esempi, sono italiani, indossano la maglia che è simbolo di una nazione che non ha un colore di pelle (infatti è l’azzurro che unifica i giocatori), ma ha una dignità e dei valori di rispetto e giustizia in cui credere.