
Dopo il debutto discografico di Space 1.8 nel 2021, ritorna sulla scena jazz/ambient Nala Sinephro, con un album intitolato Endlessness (Warp Records 2024). La compositrice, che oggi vive a Londra, è nata nel 1996 nella regione di Bruxelles da madre belga e padre originario della Martinica, ed è di formazione arpista. Nonostante in Endlessness non siano molte le sezioni dedicate all’arpa a pedali, la sensibilità che deriva da questo strumento è stata trasfusa nei passaggi più eterei e meditativi che rappresentano la firma dell’artista.
Nell’insieme, il disco si presenta come una suite jazz che privilegia lo spazio dell’interiorità e ne esplora tutte le sfumature mediante l’impiego di vari strumenti: sintetizzatore modulare, archi, sassofono, pianoforte, batteria e flicorno. Come già negli otto «spazi» musicali che compongono l’album del 2021, anche in quest’ultimo lavoro la musicista si è avvalsa della collaborazione di Nubya Garcia e James Mollison ai sassofoni. Il titolo «Continuum», poi, introduce con numerazione progressiva ognuna delle 10 tracce dell’opera, per una durata complessiva di circa 45 minuti, e richiama l’attenzione sull’organicità del processo compositivo e dell’ispirazione.
In un’intervista del 2021, Sinephro aveva a tale proposito dichiarato: «Quando produco questo tipo di musica, devo essere molto aperta e arrendermi al suono. […] Raggiungo uno stato di trance per cui potrei suonare una nota per 10 minuti di fila, se è ciò che sento». Ascoltando il disco, si ha la sensazione di avventurarsi, insieme con l’artista, nella stessa giungla di suoni, dalla quale si esce soltanto a prezzo di un’esplosione catartica che l’ultima traccia racchiude. Il risultato è l’accesso a una dimensione assolutamente personale, e perciò priva di coordinate sicure, nella quale chi ascolta è chiamato a tenersi stretto al filo che si dipana lungo i sentieri poco prevedibili della leggerezza e dell’inquietudine.
Con Endlessness Sinephro ci regala un assaggio, in chiave orchestrale, di quell’infinito promesso dal titolo e che può essere trovato in ogni viaggio interiore. Se davvero vale la definizione di «jazz spirituale», allora quest’ultimo album conferma la singolarità di una compositrice che, insieme con le proprie domande, ha tradotto in una costellazione musicale alcune tensioni vitali del nostro tempo.