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«Di questo libriccino mi è abbastanza facile dire che cosa non è. Non è sicuramente una sintesi dei contenuti dell’etica cristiana, né una rassegna dei suoi temi fondamentali. Non è un’introduzione nel senso della cosiddetta “teologia morale fondamentale”. […] Posso allora dire che queste pagine intendono rientrare nel genere letterario della “prima lezione”. Nella prima lezione ci si sforza soltanto di suscitare interesse e curiosità». Con queste considerazioni Giovanni Salmeri, professore associato di Storia del pensiero teologico presso l’Università di Roma Tor Vergata, dà inizio al libro, avvertendo subito il lettore che la disposizione con cui deve avvicinarsi al testo è quella di mettere in discussione le precomprensioni che egli, volente o nolente, si trova ad avere, per tentare di capire davvero quale sia il significato etico della vita umana, ovvero della libertà, della felicità, del dolore, della speranza.
Prendendo le mosse dalla Lettera ai Romani, l’A. afferma che ogni uomo è perfettamente in grado di conoscere Dio con la propria ragione e di sapere quali sono i comportamenti giusti da tenere per glorificare il Signore. Pertanto, non esiste una morale cristiana più elevata delle altre in quanto derivante da una conoscenza superiore. Semmai si potrebbe dire che il cristianesimo aggiunge all’etica umana alcuni elementi originali, come, per esempio, il duplice comandamento dell’amore.
Salmeri sostiene anche che un’etica cristiana non esiste, non solo perché essa si identifica con quella universalmente umana, ma piuttosto perché nella fede stessa c’è il rifiuto di ridurre il messaggio evangelico a un complesso di norme morali. Anche quando si fa riferimento alla «natura razionale» dell’etica cristiana, nascono molti problemi, perché la conoscenza non basta a guidare il comportamento (infatti i greci, secondo Paolo, erano in grado di conoscere Dio quel tanto che bastava per onorarlo, eppure non lo facevano).
L’A. affronta poi altre questioni, tra le quali quella dello sganciamento dal Dio «metafisico», con il conseguente predominio della dimensione intimistica. «L’etica – egli afferma – è oggi in Occidente il problema». E non perché gli uomini occidentali siano diventati più cattivi rispetto al passato, ma piuttosto perché «l’etica è la questione dell’umanità».
Il cristiano sa che sarà Dio a salvare l’uomo e che ciò che ognuno può fare è veramente poco o, forse, addirittura quasi niente. Questa certezza non conduce però allo smarrimento né all’inazione, perché «la fede che riconosce il fallimento di ogni uomo e il suo bisogno di salvezza è anche quella che può prendere sul serio l’umanità fino ad avere come centro del suo amore un Dio fatto uomo. È forse questo che in ultima analisi promette che ciò che l’uomo può fare è quasi niente, ma che questo niente è bellissimo e degno di fatica e passione».
GIOVANNI SALMERI
Il bellissimo niente che l’uomo può fare
Roma, Città Nuova, 2018, 120, € 14,00.