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La personalità e l’opera di don Lorenzo Milani (1923-67) continuano ad attirare l’attenzione sia di un considerevole numero di studiosi sia di un pubblico piuttosto folto. Ora giunge questa nuova pubblicazione, volta a riproporre un’ampia selezione delle lettere che il giovane religioso inviò alla madre – l’ebrea-triestina Alice Weiss – tra l’autunno del 1943 e il febbraio del 1967: una corrispondenza che va dal periodo in cui egli si trovava già in seminario per giungere alle settimane che ne precedettero la morte. Si tratta quindi di missive che vennero scritte in un arco temporale abbastanza lungo. A proposito poi del loro contenuto, si ha l’impressione che, per don Milani, il carteggio sia stato più un’occasione nella quale trovare rifugio che un luogo utilizzato per cercare e mettere a punto idee o suggerimenti, mentre il diffuso tono ironico e leggero appare volto a descrivere una quotidianità gioiosa, caratterizzata da un’atmosfera di profonda serenità.
Occorre sottolineare che – oltre alla quantità di informazioni relative alle tante attività che stava svolgendo – un grande numero di lettere contiene passi in cui l’autore sviluppa una profonda riflessione. Sembra però difficile non condividere l’osservazione del curatore del libro, lo storico Giuseppe Battelli, quando afferma che «il nucleo teoretico della proposta milaniana, che troviamo principalmente inserito negli scritti pubblici elaborati nelle diverse circostanze, e gli stessi fattori congiunturali che spinsero di volta in volta il sacerdote fiorentino a intervenire non sembrano riconducibili al rapporto con la madre» (p. XI). In altri termini, ci troviamo di fronte a un don Lorenzo che fornisce alla madre ragguagli, spiegazioni e, talvolta, dà libero sfogo ai propri sentimenti; rari risultano invece i brani nei quali le espone gli aspetti fondamentali del proprio impegno di sacerdote e di educatore.
Colpisce inoltre, in queste lettere, l’atteggiamento tollerante e rispettoso con cui madre e figlio guardano ciascuno alle convinzioni dell’altro, senza alcuna tentazione di metterle in discussione: un comportamento che può essere ricondotto alle comuni radici laiche, le quali impedirono all’ormai sacerdote cattolico di tessere intorno alla madre non credente una rete di sollecitazioni volte a convertirla, come, d’altra parte, trattennero Alice Weiss dal cercare di spingere il figlio ad abbandonare una Chiesa che non sembrava disposta ad accettarne le opinioni e la conseguente condotta.
Infine, va sottolineato il fatto che, nel corso dei decenni, il carteggio subisce una trasformazione in virtù della quale diventa un dialogo pressoché esclusivo con la madre, la quale, con l’andare del tempo e grazie probabilmente alla sua forte personalità, arriva ad acquisire un rilievo sempre maggiore, come è confermato anche dal passaggio dall’iniziale minuscola alla maiuscola, vale a dire da «mamma» a «Mamma», che ha già luogo nelle lettere del 1950.
LORENZO MILANI
Lettere alla madre
Bologna, Marietti 1820, 2019, 320, € 19,00.