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Fin dalle pagine dell’Introduzione, la finezza dello stile, la semplicità della parola e la linearità del procedere, assieme alla puntualità storica e dottrinale, incoraggiano ad addentrarsi nella meditazione delle splendide opere d’arte che seguono. Come preso per mano dai due autori del libro, il lettore viene accompagnato alla scoperta della ricchezza teologica, spirituale e artistica di alcuni capolavori dell’arte – pittorica, scultorea, miniaturistica ecc. – dedicati alla Natività di Gesù. È un viaggio attraverso l’arte e la fede cristiana di circa 17 secoli (dal IV al XXI secolo) affascinante e arricchente.
La presentazione delle opere è sempre accompagnata dalla riproduzione a colori delle stesse, e di alcuni particolari, a partire da una delle prime Natività a noi pervenute – quella del bassorilievo sul sarcofago del IV secolo, custodito nel Museo di Arles e della Provenza Antica – sino alla Nascita di Gesù di François-Xavier de Boissoudy, inchiostro acquarellato su carta, del 2017. In totale si contano 45 creazioni artistiche.
Fra i criteri che hanno guidato la selezione delle opere proposte in queste pagine, quello privilegiato è stato il racconto del medesimo mistero attraverso le molteplici voci della teologia e dell’iconografia del cristianesimo d’Oriente e d’Occidente. Inoltre, si è voluto procedere, nella presentazione, con un ritmo storico-temporale.
Particolare attenzione, poi, è riservata agli sviluppi dello schema iconografico nel corso dei secoli. Gli autori fanno notare come nell’Oriente cristiano si sia rimasti per lo più fedeli a uno schema stabile, dove «la Natività è una piccola Pasqua» (p. 10), e ne mostrano i tratti peculiari man mano che si procede nell’analisi delle singole opere. Interessante, inoltre, che tale schema sia stato sostanzialmente condiviso dall’Occidente durante tutto il Medioevo, sino alle soglie del Rinascimento.
Tra le opere proposte, è nella miniatura della Natività realizzata dai fratelli Limbourg agli inizi del XV secolo che si individuano i segni di quella «importante svolta nella trattazione del soggetto» (p. 94) nel mondo occidentale, le cui origini, probabilmente, sono da ricercare nell’arte italiana della fine del XIV secolo. Da allora, infatti, in Occidente lo schema iconografico classico mutò in modo significativo, mentre l’Oriente continuò a mantenersi fedele a quello del passato. È facile notare, nella maggior parte dei capolavori occidentali sulla Natività del Signore successivi all’epoca medievale, che la Vergine Madre non è più sdraiata, come nell’iconografia precedente, con lo sguardo rivolto altrove, come contemplando il futuro doloroso che attende il Figlio: ora Maria è quasi sempre in piedi o in ginocchio, contemplando e adorando il Bambino. Anche Giuseppe, quasi sempre «all’angolo» e pensieroso nelle creazioni precedenti, si fa presenza adorante assieme alla Madre.
A queste e ad altre significative trasformazioni dell’iconografia occidentale – secondo gli autori – contribuì specialmente la valorizzazione dell’umanità di Gesù, promossa dalla scuola francescana sulla scia dell’introduzione del presepe nella celebrazione natalizia per volontà di Francesco d’Assisi.
In Occidente, è l’elemento spirituale-devozionale a prendere il sopravvento sulla presentazione teologica del dogma, con conseguenze discutibili, ma allo stesso tempo l’arte latina ha il merito di mettere in luce la reale umanità di Gesù, spesso nascosta nella solenne ieraticità e schematicità delle icone e dei mosaici antichi.
Nella conclusione del volume gli autori esprimono la speranza «di aver contribuito, anche se come una goccia nel mare, alla riflessione sull’avvenire dell’arte di ispirazione pienamente cristiana», affinché sia evitato il pericolo, talvolta avvertito, di «svendere una dimensione del Credo senza la quale il cristianesimo diventerebbe monco, ossia la confessione di un Dio che scelse di farsi bambino per la salvezza del genere umano» (p. 203).
FRANÇOIS BŒSPFLUG – EMANUELA FOGLIADINI
Il Natale nell’arte. D’Oriente e d’Occidente
Milano, Jaca Book, 2020, 212, € 70,00.