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«La sua figura, gioviale e austera ad un tempo, sembra apparire ove gli antichi amici si riuniscono: egli è là, quasi vigile garante delle spirito sano e militante che li associa, a ricordare, ad ammonire, a incoraggiare, a far avvertire la bontà del programma e del convegno. Rimane, quasi scolpito, nella memoria degli amici, che non troveranno eguale da sostituirgli, e avranno sempre bisogno di ricorrere al suo ricordo, non soltanto per risentirsi giovani e buoni, […] ma per godere altresì d’una rediviva conversazione, cara e persuasiva come poche, che valga a rinfrancar le forze, a rassodare le idee, e a indicare la via, come, lui presente, sarebbe certamente avvenuto» (p. 105).
A scrivere queste appassionate parole fu, nel 1948, Giovanni Battista Montini: con esse egli intendeva rendere omaggio a Igino Righetti, una delle più significative figure del laicato cattolico italiano della prima metà del XX secolo. Tra i due si era venuta a creare un’amicizia davvero profonda, che si rivelerà particolarmente feconda per la Chiesa e la cultura del nostro Paese, come rileva Matteo Truffelli in uno dei contributi presentati in questo volume.
Righetti era nato a Riccione nel 1904, e sin da giovane si impegnò nell’animazione culturale della diocesi di Rimini, il cui vescovo, Vincenzo Scozzoli, lo nominò segretario della giunta dell’Azione cattolica. A Roma, dove frequentò la facoltà di Giurisprudenza, si fece subito apprezzare, e nel 1925 venne designato presidente nazionale della Fuci, avendo al suo fianco, in qualità di assistente spirituale, mons. Montini.
Incurante dell’ostilità dei fascisti, Righetti si dedicò senza risparmio a far crescere l’associazione: a lui si deve la fondazione del Movimento laureati di Azione cattolica e l’avvio della tradizione delle Settimane di cultura religiosa di Camaldoli. Importante fu pure il suo contributo all’editrice «Studium» e all’omonima rivista. Dopo essere divenuto docente di Diritto costituzionale presso l’Ateneo del Pontificio Seminario Romano, nel 1934 si sposò e divenne padre di due figli: nel 1935 di Francesco, e nel 1939 di Giovanni Battista. Nel marzo di quello stesso anno morì a Roma, appena trentacinquenne.
Il libro contiene quattro saggi, scritti da Renato Moro, Matteo Truffelli, Nicola Antonetti e Tiziano Torresi, e quattro testimonianze di Sergio Paronetto, Giovanni Battista Montini, Guido Lami e Angela Gotelli. Nell’Introduzione, Piergiorgio Grassi e Natalino Valentini sintetizzano bene il contenuto del libro. La testimonianza di Righetti, a più di ottant’anni dalla sua scomparsa, conserva una notevole vivacità e appare in grado di proporre indicazioni valide per l’oggi della Chiesa e della società.
Ad arricchire il libro è il testo del Messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, posto in apertura, nel quale, tra l’altro, si legge: «Righetti morì molto giovane. La sua passione civile, animata da una fede intensa, seppe imprimere segni preziosi nella realtà universitaria del suo tempo, e nel mondo della cultura che il regime intendeva soggiogare. […] Non ha potuto vedere l’alba della Repubblica, eppure seppe contribuire alle sue radici» (pp. 7 s).
Igino Righetti. Spiritualità, cultura politica e impegno sociale
a cura di PIERGIORGIO GRASSI – NATALINO VALENTINI
Roma, Studium, 2020, 160, € 16,00.