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Chi ricorda oggi Hélder Câmara? A 21 anni dalla morte del vescovo brasiliano ci viene in aiuto la biografia di Anselmo Palini, insegnante impegnato a livello ecclesiale e civile, che nei suoi studi si occupa dei temi della pace e dei diritti umani.
Ritornare su questa figura è importante per gli anziani, che hanno vissuto i tempi del Concilio e potrebbero averlo dimenticato, ma anche per i giovani, ai quali, come osserva nella prefazione mons. Bettazzi, Câmara «illustra quanto di grande e di profondo ha preparato il mondo d’oggi e potrebbe renderlo sempre più vero e più pieno di speranza» (p. 9).
Dom Hélder, fin da giovane, si rivela un sacerdote molto attivo e grande organizzatore. Alimenta questo carisma con la preghiera, abituandosi a lunghe veglie notturne di contemplazione. La sua missione sacerdotale è caratterizzata da «un lungo cammino di conversione» (p. 195). Formatosi nella contrapposizione manichea fra il comunismo, male assoluto, e la difesa del capitalismo e dei valori della tradizione, Câmara si schiera inizialmente su posizioni integraliste, dalle quali poi si allontana sempre più. «Il Signore – egli dice –, con pazienza, stava preparando il cammino. Mi immersi nelle favelas di Rio e incontrai la miseria. Scoprii che i problemi dell’educazione avevano altre dimensioni, più profonde» (p. 56).
Dom Hélder partecipa al Concilio Vaticano II, iniziando a farsi conoscere al di fuori del Brasile. Lavora per il rinnovamento profondo della Chiesa, ma nello stesso tempo fa di tutto per evitare spaccature fra conservatori e progressisti. Le sue scelte come arcivescovo di Olinda e Recife indicano l’orientamento di una Chiesa attenta al ruolo dei laici, aperta al mondo, con uno sguardo particolare per i poveri e gli sfruttati. Con la presa del potere dei militari, in Brasile inizia una brutale repressione, e dom Hélder denuncia le ingiustizie e le violazioni dei diritti umani. Nel suo Paese egli viene isolato, emarginato, ridotto al silenzio.
Ormai noto in tutto mondo, Câmara viaggia «per dare voce a chi non ha voce» (p. 138). La sua opzione preferenziale per i poveri non è una scelta ideologica, ma evangelica e non violenta, «la violenza dei pacifici» (p. 169). Le sue prese di posizione gli valgono ostilità anche nella Chiesa. Il gesuita p. Bartolomeo Sorge ricorda «il clima di freddezza e di distacco che domina in Curia» (p. 184) nei suoi confronti, anche se egli è stimato da papa Paolo VI, con il quale ha stabilito una relazione di profonda amicizia fin dagli anni Cinquanta. «Finché davo da mangiare ai poveri, tutti dicevano che ero un santo. Da quando mi chiedo perché esistono i poveri, mi accusano di essere comunista» (p. 148).
Come dopo di lui mons. Óscar Romero, dom Camâra è stato «un vescovo educato dal suo popolo» (p. 195), che giunge «a percorrere i sentieri della profezia» (p. 197). Ascoltando oggi i messaggi di papa Francesco su Chiesa in uscita, poveri e sviluppo sostenibile, si sente risuonare l’eco della testimonianza di dom Hélder, e allora ci possiamo domandare: nel mondo e nella Chiesa, che cosa è mutato da allora? Non resta che sperare in un cambiamento nelle «nostre strutture interiori» (p. 170), e che «la parola libera e ardente di dom Hélder possa trovare largo ascolto nella società di oggi e destare in molti un’inquietudine che aiuti a cercare la via della giustizia, dell’amore e della pace» (p. 201).
ANSELMO PALINI
Hélder Câmara. «Il clamore dei poveri è la voce di Dio»
Roma, AVE, 2020, 240, € 14,00.