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La storia dell’infanzia di Gesù ha sempre suscitato curiosità, ma anche facili elucubrazioni fantasiose. Poco o nulla si trova nei Vangeli, e quanto scritto negli apocrifi non colma le lacune storiche e filologiche sulla formazione di Gesù. Nello stesso tempo, dal Medioevo ai giorni nostri numerosi artisti hanno provato a esprimere figurativamente tanti momenti dell’infanzia di Gesù, come si può constatare in questo libro. Il discorso teorico a supporto della varietà delle raffigurazioni di Gesù bambino viene svolto da Bœspflug con il rigore teologico che gli è proprio.
Il libro è strutturato in tre capitoli centrali e uno conclusivo. L’autore imposta l’intero libro attraverso una successione di domande, alle quali cerca di rispondere attraverso i numerosi esempi di arte cristiana, presi indistintamente dai vari secoli. Il quesito di base risiede nella difficoltà di capire come gli anni dell’infanzia siano stati vissuti da Gesù, in cui convivono le due nature umana e divina, ossia quanta consapevolezza «divina» e quanta innocenza «umana» siano coesistite in Gesù bambino.
Nel primo capitolo – «Gesù conosceva tutto dall’inizio?» – vengono presentati alcuni esempi indicativi, che mostrano un bambino dai gesti da adulto, solenni, con poteri soprannaturali e, nel caso evangelico dell’episodio di Gesù fra i dottori, come un insegnante precoce. L’autore spiega che «le opere d’arte raffiguranti Gesù bambino onnisciente sono numerosissime» (p. 62), ma hanno ingenerato una pericolosa interpretazione del dogma cristologico, che conduce a quelle forme eretiche che sminuiscono la presenza della natura umana in Gesù.
Nel secondo capitolo – «Gesù ha dovuto imparare?» – si affronta il tema complesso dell’apprendimento di Gesù: da quello fondamentale (parlare, camminare, leggere e scrivere) ai problemi di un bambino nella quotidianità (mangiare, dormire, giocare, aiutare in casa). L’autore torna sull’episodio di Gesù fra i dottori, analizzandolo nel dettaglio, attraverso il quadro, conservato nel museo di Birmingham, del raffinato pittore ottocentesco William Hunt. Ovviamente il tema di questo capitolo è quello del rapporto di Gesù con i suoi genitori. In particolare, la complicità sorta con Giuseppe si ritrova ben rappresentata in varie opere, come nel toccante dipinto, della metà del Seicento, di Georges de La Tour San Giuseppe falegname aiutato da Gesù bambino, conservato al Louvre. In alcune immagini, la dolcezza della scena raffigurata – un bambino paffuto o una posa affettuosa della Vergine – viene turbata dalla presenza di segni che rimandano agli avvenimenti futuri della passione e morte di Gesù.
Il terzo capitolo – «Gesù bambino e l’intuizione della Passione» – tratta appunto dei sentimenti di inquietudine che attraversano l’infanzia di Gesù, costellata da presagi, sogni e apparizioni. Questo tipo di iconografia è quella più allegorica, in quanto serve a ricordare che tutta la vita di Gesù è già prefigurata nella sua infanzia. Di conseguenza, in Europa su questo aspetto si diffonde una varietà iconografica estremamente ricca: Gesù bambino che porta la croce o che vi è sdraiato sopra, oppure che osserva spine e chiodi che tiene in mano. Tra gli artisti, ricordiamo Zurbarán, Murillo, Guido Reni e altri. Questo tipo di immagini proviene prevalentemente da testi contemplativi, che riferiscono le visioni di mistici e santi.
Questo excursus sulle casistiche iconografiche principali sull’infanzia di Gesù confermano in Bœspflug la convinzione che, per comprendere tali immagini, si deve compiere «una valutazione propriamente teologica delle opere d’arte» (p. 142) da parte, però, di chi con competenza fa prima una disamina di ogni elemento storico, stilistico e iconografico. E questa fondamentale affermazione, riferita alle opere d’arte cristiana, non può non essere condivisa, perché troppo frequentemente oramai si tende a giudicare l’arte cristiana solo con uno sguardo, e nemmeno troppo attento.
FRANÇOIS BŒSPFLUG
Gesù fu veramente bambino? Un processo all’arte cristiana
Milano, Jaca Book, 2020, 164, € 50,00.