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La questione scolastica stette sommamente a cuore a don Luigi Sturzo (1871-1959), e non si è celebrato congresso del Partito popolare italiano in cui essa non sia stata affrontata e discussa con un’attenzione e un impegno del tutto particolari.
Come ricorda l’autore, ricercatore e docente di discipline pedagogiche presso l’Università Europea di Roma, al centro delle riflessioni sturziane sull’identità dell’istituzione scolastica vi è la convinzione che lo statalismo sia il vero nemico di una scuola validamente funzionante e che soltanto la più piena libertà possa garantire a essa la possibilità di assolvere positivamente il suo compito delicato ed essenziale. Sturzo si fece paladino delle autonomie locali e dei poteri autonomi, come la Chiesa, la famiglia e la scuola, nella libertà dei quali ravvisò l’autentico argine contro ogni deriva totalitaria.
Tutto ciò che egli sostenne in merito alla politica scolastica fa perno su tale visione che, per comodità, definiremo «cattolico-liberale».
Di tale posizione Dessardo ricostruisce lo sviluppo e indica le componenti principali, collocando la figura del prete di Caltagirone nei diversi contesti culturali e politici in cui visse, a partire dal periodo giovanile sino agli anni dell’esilio, e poi dell’Assemblea costituente.
E proprio all’epoca della Costituente Sturzo, ormai anziano e molto amareggiato per la piega che stavano prendendo gli eventi in merito alla definizione del volto che avrebbe avuto la scuola italiana, scrisse a Guido Gonella: «Io combatto lo statalismo, malattia che va sempre più sviluppandosi nei paesi cosiddetti democratici e che in Italia (come in Francia) toglie respiro e movimento alla scuola.
Siamo arrivati a questo, che quella piccola e contrastata partecipazione civica nell’ordinamento della scuola (comune e provincia) che era nell’Italia pre-fascista, non ha più posto neppure nel tuo progetto, e che le poche attribuzioni date dalla Costituzione alla regione sono, nel tuo progetto, regolamentate e soverchiate con l’ingerenza burocratica del Ministero e degli Ispettorati regionali (violando, perfino, i diritti delle regioni a statuto speciale)» (p. 166).
Giunto al termine del suo accurato lavoro, Dessardo esprime, con la serietà critica propria del vero storico, alcune conclusioni. Innanzitutto, egli afferma che, attualmente, poco è rimasto vivo della visione sturziana della scuola: le scelte politiche effettuate negli ultimi decenni sono andate in direzione opposta rispetto alle convinzioni di don Sturzo, soprattutto per quanto riguarda la libertà e l’autonomia.
Ciononostante, l’eredità sturziana non è completamente scomparsa e «rimane a disposizione di quanti hanno a cuore la vita democratica del Paese e il progresso morale e spirituale dei suoi cittadini» (p. 177).
ANDREA DESSARDO
Educazione e scuola. Nel pensiero di don Sturzo
e nel programma del Partito popolare italiano
Roma, Studium, 2022, 208, € 19,50.