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Dei tre conflitti ancora in corso a livello globale – uno in Africa, in Etiopia; uno in Medio Oriente, in Yemen; e un altro nel cuore della vecchia Europa, in Ucraina –, due nei mesi passati hanno vissuto una tregua dai combattimenti proposta dalla comunità internazionale, di volta in volta indicata come tregua umanitaria o come un cessate il fuoco, seppure temporaneo.
Ciò è accaduto alla fine del mese di marzo in Etiopia, e all’inizio di aprile – in occasione del Ramadan, il tempo sacro per i musulmani di tutto il mondo – nello Yemen.
Purtroppo il conflitto in Ucraina, il più pericoloso fra tutti, suscettibile, per diversi motivi, di diventare una guerra mondiale, con il passare dei mesi tende sempre di più a radicalizzarsi e si fa fatica a riprendere un percorso negoziale, che nei primi tempi sembrava avviato.
In questo articolo tratteremo principalmente della guerra nello Yemen: un conflitto lungo e molto cruento, da qualche anno dimenticato dalla comunità internazionale e dai media. Solamente il Papa lo ha ricordato in varie occasioni.
Negli ultimi tempi è quasi scomparso dalle pagine dei giornali – anche di quelli che si occupano di queste materie – e dai notiziari, a vantaggio del conflitto europeo, che coinvolge protagonisti di prima grandezza – la Russia, la Nato e gli Usa in primis – e che ha monopolizzato per intero, anche per motivi di propaganda, il mondo della comunicazione.
La fragile tregua umanitaria nel Tigrai
Per quanto riguarda il conflitto nel Tigrai, la tregua umanitaria dichiarata dal governo etiope il 24 marzo scorso è stata, anche per gli osservatori più attenti, una gradita sorpresa, nonostante la sua fragilità.
Sette mesi prima i ribelli tigrini erano avanzati dalla loro provincia di origine a nord del Paese, occupando quasi la metà della distanza che li separava dalla capitale, Addis Abeba. Il primo ministro Abiy Ahmed sembrava sull’orlo della sconfitta…