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Uno studio teologico di ampio respiro quello dell’anglicano Rowan Williams, un’attenta analisi degli sviluppi e delle implicazioni del linguaggio cristologico classico, per affermare Cristo come cuore della creazione, «colui nel quale convergono tutti i modelli dell’esistenza finita per trovare il loro significato» (p. 9). E mentre si definiscono i termini del discorso cristologico lungo i secoli, l’autore constata il progressivo chiarirsi e arricchirsi della relazione finito-infinito, Creatore-creatura, lasciando intravedere nella dottrina cristologica anche il terreno fertile e «il centro adeguato di tutta una teologia dell’impegno politico e ambientale» (p. 168).
È uno studio dai tratti originali, articolato a partire da alcune intuizioni, sul rapporto tra finito e infinito, di Austin Farrer (1904-68), teologo e studioso biblico anglicano, che ha elaborato un pensiero metafisico e teologico originale. Stimolato dalla paradossale visione di Farrer, per il quale «un atto soprannaturale», quindi infinito, per essere veramente tale «deve essere al contempo autenticamente l’atto di un agente finito “naturale”» (p. 16), Williams conduce un’indagine sullo sviluppo del linguaggio cristologico lungo la storia, nella convinzione che esso, se adeguatamente compreso, permette di chiarire la relazione finito-infinito e, di conseguenza, tra Creatore e creatura, nel senso inteso da Farrer.
Dunque, un progetto ambizioso che, passando per l’analisi delle diverse interpretazioni della persona di Cristo lungo la storia, con uno sguardo attento al contesto storico in cui esse sorsero, si direbbe ben riuscito nell’intento di dimostrare che la riflessione sulla divinità e umanità di Gesù, affermata dal Concilio di Calcedonia nel V secolo e approfondita da padri e teologi successivi, è la maggiore impresa teologica, che di per sé forma e chiarisce la relazione finito-infinito, gettando una luce impareggiabile sul rapporto tra Creatore e creatura, tra soprannaturale e naturale.
Il libro è suddiviso in due parti, in cui Williams ripercorre i punti salienti della storia della dottrina, mostrando il progressivo e faticoso perfezionarsi del linguaggio ecclesiale sul mistero di Cristo. Nella prima parte, l’autore, dopo aver esaminato gli scritti neotestamentari di Paolo, si sofferma sulla dottrina di Calcedonia e sulle sue conseguenze, sulla cristologia bizantina dei due Leonzio fino ad arrivare a Massimo il Confessore e a Giovanni Damasceno. Nella seconda parte, introduce il lettore nel dibattito tardomedievale volto a «smantellare Tommaso», per giungere così alla modernità e proseguire nell’analisi della visione cristologica di Lutero, capace di promuovere «la dissoluzione della sintesi classica che emerge in Tommaso» (p. 144).
Quindi Williams si sofferma sul pensiero del «Calvino cattolico» che, nonostante un linguaggio deliberatamente non scolastico, inaspettatamente recupera e difende alcuni elementi cristologici tradizionali, già confluiti nella sintesi dell’Aquinate. Poi esamina i caratteri essenziali di una parte della cristologia più recente, impegnata, tra l’altro, a introdurre nuovi linguaggi. Così si addentra, seppur brevemente, nella visione cristologica di Karl Barth e, soprattutto, in quella di Dietrich Bonhoeffer, soffermandosi sulle implicazioni etiche della sua teologia kenotica.
Infine, lo sguardo viene rivolto alla tensione finito-infinito, Creatore-creatura. L’autore fa riferimento alla densa teologia di Erich Przywara, che gli consente di chiudere magistralmente questo ampio studio su Cristo, animato dalla speranza che «queste pagine serviranno a stimolare qualcuno almeno a considerare con più attenzione e più a lungo la forma classica della dottrina dell’incarnazione, e a vederla alla luce che vediamo splendere su tutto lo scenario creaturale che abitiamo e che siamo chiamati a trasformare in e con Cristo» (p. 247).
ROWAN WILLIAMS
Cristo, cuore della creazione
Brescia, Queriniana, 2020, 272, € 33,00.