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Non molti turisti si rendono conto che la parte più bella di Roma, quella delle basiliche, dei palazzi, degli obelischi e delle piazze, è opera dei papi e degli artisti da loro ingaggiati. Ma come non perdersi tra queste vestigia di una storia quasi bimillenaria? Il libro di Giovanni Maria Vian ci può accompagnare in questa visita. Non è una guida turistica: è qualcosa di meno e, nello stesso tempo, molto di più. Vi traspare la passione di uno storico, lo sguardo attento di un ammiratore d’arte, la prosa di un fine scrittore.
L’autore fa percorrere al lettore un viaggio a ritroso nel tempo, partendo da Casa Santa Marta in Vaticano, dove si trova l’alloggio del papa, fino a quella che è ritenuta essere la tomba dell’apostolo Pietro, sotto il cupolone dell’attuale basilica: «Una breve distanza, che si percorre in pochi minuti, separa dunque la residenza papale dalla tomba di Pietro, ma in questa manciata di metri è racchiusa una storia lunghissima, che salta agli occhi sin quasi a sgomentare» (p. 10).
Nel 1870 i «piemontesi» strapparono con la forza la città a Pio IX, il quale si rinchiuse per protesta in Vaticano, lasciando Roma ai nuovi conquistatori. Oggi il Presidente della Repubblica Italiana risiede nel palazzo del Quirinale, iniziato a costruire da Sisto V (1585-90) e divenuto nel Seicento «il principale palazzo abitato dai papi, più centrale rispetto alla città e agli organi del governo pontificio» (p. 77). Andando a ritroso nel tempo, troviamo la storia della basilica di San Pietro e della sua famosa cupola michelangiolesca. Non poteva mancare la descrizione della Cappella Sistina, con il progetto iconografico di Michelangelo, il cui restauro – eseguito tra il 1979 e il 1994 e che «ha restituito la Sistina allo splendore originario» – è stato definito «il restauro del secolo» (p. 110).
Interessante è la storia dei 13 obelischi romani: «Legati al culto solare e simbolo di sovranità, vi vennero trasportati dall’Egitto tra la fine del I secolo avanti l’era cristiana e la metà del IV secolo» (p. 125). Quello che sta in mezzo a piazza San Pietro si trovava in realtà nel circo di Nerone, che dobbiamo immaginare lungo il fianco meridionale dell’attuale basilica. Questo obelisco ha visto probabilmente il martirio di san Pietro, e certamente quello dei primi martiri romani, descritto da Tacito.
Sul sito di una piccola edicola funeraria del II secolo, in memoria di Pietro, già nel 319 (o 322) Costantino fece erigere una grande basilica in onore dell’apostolo e martire, interrando l’adiacente necropoli, «con una decisione del tutto inusuale e che sorprende almeno quanto al suo azzardo a favore del cristianesimo, in quel momento religione non certo prevalente nell’impero» (p. 92). Questo edificio costantiniano fu demolito tra il 1400 e il 1500, per edificarvi l’attuale basilica, senza però che fossero toccate le fondamenta. Solo sotto Pio XII furono eseguiti degli scavi nel sottosuolo (1940-50) e si giunse alla scoperta di una necropoli romana, conservatasi grazie all’interramento voluto da Costantino. I lavori «furono conclusi con l’annuncio che la tomba di Pietro era stata ritrovata» (p. 154).
Il Nuovo Testamento non dice nulla del martirio di Pietro a Roma, e neppure di quello di Paolo, e le prime notizie in proposito sono piuttosto vaghe. Per questo gli storici ritengono che la figura di Pietro sia troppo nebulosa per poter affermare qualcosa di certo. Tuttavia, se i documenti sono scarsi, «le pietre parlano», come mostrano le ultime pagine del libro (149-156), esemplari per sobrietà e rigore storico.
GIOVANNI MARIA VIAN
Andare per la Roma dei papi
Bologna, il Mulino, 2020, 160, € 12,00.