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Il contesto dell’articolo. P. Virgilio Fantuzzi è morto il 24 settembre scorso, all’età di 82 anni. Abbiamo deciso dunque di pubblicare così, integralmente, come egli lo ha lasciato sulla sua scrivania, questo suo ultimo saggio.
Perché l’articolo è importante?
Nell’articolo si raccontano la trama, i significati ma anche le vicende della pellicola girata del regista Andrej Tarkovskij – che vinse, a Cannes nel 1969, il Premio della Critica internazionale – sulla vita e la «passione» del monaco Andrej Rublëv, il più famoso pittore di icone russe del XV secolo, contemporaneo del nostro Beato Angelico.
Tarkovskij non pensava di comporre una classica biografia storica, ma di riproporre, viste con gli occhi di Rublëv, le condizioni nelle quali viveva il popolo russo nell’epoca che precedette l’unificazione del Paese in un solo principato. Sapeva che le autorità sovietiche non avrebbero gradito. Ma lo fece comunque.
Tarkovskij era convinto che il «genio» di Rublëv consistesse nell’aver saputo cogliere proprio nel fondo delle sofferenze del popolo, dopo avervi partecipato personalmente, il germe della speranza nell’avvento di tempi migliori.
Nell’articolo, tra i temi del film, emergono anche il confronto dialettico tra Rublëv e il grande maestro Teofane il Greco, le contraddizioni della vita religiosa e del monastero e, infine, con un passaggio visivo dal bianco e nero al colore, il mondo interiore di Rublëv, quello che rimane della sua arte sublime. Fino alla famosa icona della Trinità angelica, il suo capolavoro. In un’epoca feroce, come quella descritta nel film, l’aspirazione del popolo alla fratellanza, colta da un pittore geniale, crea nella Trinità un’immagine ideale di amore e di appagamento spirituale.
Quali sono le domande che l’articolo affronta?
- In quale Russia e in che contesto sono nate le grandi icone di Andrej Rublëv?
- Attraverso quale esperienza di «passione» la parabola artistica e quella del monaco Rublëv si sono incontrate?
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ANDREI RUBLEV. A 15TH CENTURY RUSSIAN PASSION
Winner of the International Critics’ Award at the Cannes film festival in 1969, Andrei Rublev by Andrei Tarkovsky, portrays the path taken by the most famous fifteenth century Russian icon painter. Through the miserable conditions of the Russian people of the time, Rublev is depicted as observing the evils that afflict the people, and experiences them personally by immersing himself in their lives, becoming one of them. He also suffered physically and morally and reacted with extreme measures to the ferocity of his fellow countrymen and women who were blinded by fury. Through suffering, Rublev seeks a foothold that will allow him to open his heart to hope and trust in man. At the end of his journey, he felt that those principles that had been instilled in him during his training in the monastery were necessary and that they could appear superfluous in the absence of a direct confrontation with reality.