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Il background dell’articolo. Il generale libico Khalifa Haftar ha ordinato, il 4 aprile 2019, alle sue forze militari – l’autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl) – di marciare verso Tripoli, capitale della Libia e sede del Governo di unità nazionale, guidato da Fayez al-Sarraj, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale. Egli immaginava una vittoria rapida e non troppo cruenta. Ma non è andata così.
Tuttavia, un risultato molto importante sul piano politico, il «generalissimo» l’ha già ottenuto, cioè quello di rimandare a tempo indeterminato la Conferenza nazionale di pace – alla quale avrebbero partecipato diversi rappresentanti della società civile – che era prevista dal 12 al 14 aprile a Ghadames.

Red marker over Libya (iStock/LorenzoT81)
Perché l’articolo è importante?
Sale ricostruisce la storia e la «genesi» della leadership del generale Haftar, il braccio armato del Governo di Tobruk, che secondo alcuni attori internazionali, sarebbe l’unico capace di «stabilizzare» il Paese: da «uomo di fiducia» di Gheddafi, messo al bando, ad argine e riferimento per liberare la Libia dalla minaccia islamista.
- Sulle vicende degli ultimi anni, che hanno prodotto in Libia un Paese dove esistono due Governi contrapposti (quello di Tripoli e quello di Tobruk, appunto) che rivendicano entrambi la sovranità sul territorio senza che la esercitino realmente, vale la pena far riferimento anche a G. Sale, «Lo Stato Islamico e la stabilizzazione della Libia».
- Nell’articolo si contestualizza anche l’azione di Haftar all’interno dei rapporti di forza e alle tensioni presenti tra i Paesi arabi, in particolare quelli in lotta per la leadership religioso-culturale del mondo sunnita: da una parte Arabia saudita, Emirati arabi ed Egitto – al momento alleati di Haftar – dall’altra Qatar e Turchia.
- Si registrano anche le diverse reazioni all’attacco da parte delle cancellerie occidentali e della Russia.
- Infine, si considera la posizione dell’Italia, che in questo momento è molto delicata, anche perché, nel caso scoppiasse una guerra, sarebbe il Paese maggiormente esposto al flusso dei profughi e dei migranti in fuga dalle zone di combattimento.
Quali sono le domande che l’articolo affronta?
- Perché gli eventi si sono sviluppati in un modo che Haftar non aveva previsto?
- È vero che questo conflitto potrebbe «rimettere in movimento» i migranti presenti ora nel territorio libico, i quali, in fuga da un Paese in guerra, diventerebbero profughi da accogliere secondo la legge internazionale? I numeri diffusi in proposito sono esagerati?
- La Libia può trasformarsi in una «nuova» Siria, ossia divenire campo di battaglia di una guerra per procura che coinvolga diversi attori internazionali?
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GENERAL HAFTAR’S ATTACK ON TRIPOLI
On April 4, 2019, when Libyan general Khalifa Haftar ordered his military forces – the self-proclaimed Libyan National Army (ENL) – to march on Tripoli, he imagined a quick victory with little bloodshed in the process. He was convinced that the population of Tripolitania would themselves request the ENL intervention, so as to stop the infighting between the numerous and contentious militias which support the Government of national unity, led by Fayez al-Sarraj. Yet, all this has not happened. Indeed, the events have developed in a way which Haftar had not foreseen, and the attack has become a “nightmare” for the international community because of the consequences it could have on the entire region.