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Il background dell’articolo. Durante il viaggio in Romania, il 2 giugno papa Francesco ha incontrato anche una comunità di 2.000 rom transilvani.
Un’occasione per riflettere sulla realtà sociale e spirituale del popolo rom, anche tenendo conto delle continue tensioni sociali, spesso animate da pregiudizi razziali, che attraversano tutta l’Europa, Italia inclusa. La Romania da questo punto di vista è un osservatorio privilegiato perché è senz’altro il Paese con il numero più significativo di rom in Europa. Inoltre, secondo i dati dell’ultimo censimento, il 76,33% dei rom si dichiara ortodosso, mentre il numero dei rom cattolici latini, dei riformati (calvinisti) e dei greco-cattolici è rimasto stabile, se non in lieve diminuzione (7%).
Perché l’articolo è importante?
- L’articolo intende offrire innanzitutto un’immagine concreta della situazione socio-economica dei rom della Romania in base ai dati oggettivi e, meglio, alle più affidabili stime ufficiali disponibili. I dati disponibili infatti non rispecchiano la realtà. Inoltre, la crescita economica e del benessere in Romania negli ultimi anni non ha avuto un forte impatto sulle comunità rom, che come gli altri romeni hanno spesso scelto la strada dell’emigrazione. I dati su condizione abitativa e istruzione non sono affatto confortanti. Le politiche promosse dai governi nei loro confronti sono state spesso incoerenti e basate sul provvisorio.
- Si prende in considerazione la cultura dei pregiudizi atavici riguardo ai rom, che dal punto di vista civile, sono vittime anche di un dilemma costituzionale, perché la legge fondamentale romena presenta un’ambiguità nell’interpretazione del concetto di nazionalità romena. Per questo spesso i romeni ritengono che i rom non abbiano il diritto di chiamarsi pienamente romeni, anche se tutti insieme hanno una storia comune di almeno 800 anni.
- L’articolo infine mostra quanto sia urgente un lavoro nelle Chiese per ridurre la cultura della diffidenza e guarire la memoria storica. E al posto di una pastorale che sradichi i rom dalla loro cultura tradizionale, propone un annuncio del Vangelo che faccia leva su alcuni aspetti chiave della loro tradizione.
Quali sono le domande che l’articolo affronta?
- I rom della Romania sono effettivamente un’identità oppressa? Perché a tutt’oggi molti di loro non dichiarano la propria etnia?
- Esistono davvero basi oggettive per dimostrare la coincidenza tra povertà, delinquenza ed etnia rom? Uno stereotipo molto pericoloso e diffuso non solo in Romania.
- C’è il rischio reale, nell’ambito religioso, che i rom ritornino a quel «cristianesimo congelato» che era servito a sopravvivere durante le persecuzioni, in specie durante il regime comunista?
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ROMA IN ROMANIA BETWEEN EXCLUSION AND INTEGRATION
This article intends to offer readers principally a concrete picture of the socio-economic situation of the Roma in Romania based on objective data. It next takes into consideration the culture of atavistic prejudices regarding the Roma, and how urgent work is needed in churches to reduce the culture of mistrust and heal historical memory. And in place of pastoral work which eradicates the Roma from their traditional culture, an announcement of the Gospel that makes use of some key aspects of their tradition is proposed.