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ABSTRACT – Il libro di Isaia propone spesso un tema caro ai profeti: l’uomo non è che un soffio, è «carne», cioè un essere fragile, come l’erba, che oggi c’è e domani non c’è più (cfr Is 40,7-8). Solo se si appoggia al vero Dio, non agli idoli, l’uomo potrà trovare stabilità e conservare quella grandezza che ha ricevuto dal Creatore (cfr Is 41,29). Eppure sembra che egli si dimentichi sempre di questa sua creaturalità e, affascinato dalle opere delle sue mani, diventi talmente orgoglioso da credere di poter essere grande facendo a meno di Dio, e da pretendere di essere come Dio: «Con la forza della mia mano ho agito, e con la mia intelligenza, perché sono intelligente» (Is 10,13), dichiara il re d’Assiria, compiacendosi delle sue conquiste. «Mi farò uguale all’Altissimo» (Is 14,14), ragiona il re di Babilonia nella sua tracotanza.
Ma, dice Isaia, verrà il giorno in cui l’uomo riconoscerà il suo nulla davanti a Dio. Per questo il profeta lo ammonisce perché ammetta la falsità della sua superbia e possa trovare in Dio la sua vera grandezza: «L’uomo sarà piegato, il mortale sarà abbassato» (Is 2,9).
San Basilio, che è stato vescovo di Cesarea di Cappadocia dal 370 sino alla fine del 378, e che prima di essere chiamato all’episcopato aveva commentato quasi interamente i primi 16 capitoli di Isaia, è rimasto particolarmente colpito da queste parole sulla falsa grandezza dell’uomo che non ha fiducia in Dio, e ha trattato questo tema anche in altri suoi scritti.
Basilio parte da una concezione molto alta dell’uomo e della sua dignità. Da qui si muove per porsi, spesso, la domanda su dove sia la vera grandezza dell’uomo. Il capitolo 10 di Isaia contiene un oracolo contro il re d’Assiria, che è «orgoglioso nel cuore» (Is 10,12). La Bibbia greca dei Settanta, quella che leggevano i Padri, traduce con «mente grande» (megas nous). Basilio si sofferma su questa espressione, commentandola a lungo.
Non sono la ricchezza, la gloria, il dominio, la bellezza del corpo, il potere, la forza che rendono veramente grandi. Chi idolatra queste cose, che sono in se stesse buone, finisce con l’avvilirsi nel peccato. La vera grandezza sta nel riconoscere il proprio Creatore. Ciò che va evitato è la falsa stima di sé, fondata sulla presunzione e sull’orgoglio, un’affermazione di sé che finisce per portare divisione nella Chiesa e nella società. Invece, la vera stima di sé è umile, si appoggia a Dio ed è piena di opere fruttuose. Infatti, scrive Basilio, «pare che tra la giusta stima di sé e l’elevarsi orgoglioso ci sia la stessa differenza che passa tra la vera floridezza della salute e il gonfiore provocato dalla malattia: qui il corpo appare grosso, ma è internamente flaccido e malato».
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THE TRUE GREATNESS OF MAN. A journey through the texts of Basil the Great
St. Basil often asked the question of where the true greatness of man lay. It is not wealth, glory, dominion, the beauty of the body, power, or, the strength that really make us great. Those who idolize these things, which are good in themselves, end up by becoming debased by sin. The true greatness lies in recognizing one’s Creator. What has to be avoided is false self-esteem, based on presumption and pride, an affirmation of self that ends up bringing division into the Church and into society. Instead, true self-esteem is humble, leans on God and is full of fruitful works.