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Il filosofo svizzero-tedesco di origine coreana Byung-Chul Han prosegue, libro dopo libro, il suo percorso di pensiero. Tre anni fa, La Civiltà Cattolica ha pubblicato un’introduzione alla sua opera sul tempo. I suoi scritti sono numerosi, ma sempre accessibili per la forma e la chiarezza di pensiero. Disegnano una lucida mappa della nostra società contemporanea. La loro eco si misura in base alle numerose traduzioni che ne sono state fatte, anche se l’autore rimane lontano dal gioco mediatico e continua con discrezione il suo insegnamento, inaugurato nel 2012, presso l’Universität der Künste di Berlino.
Pubblicato nel 2019, Vom Verschwinden der Rituale. Eine Topologie der Gegenwart non è il suo ultimo libro, e da allora ne sono usciti altri, ma lo presentiamo qui perché il tema del rito è particolarmente interessante per un credente, la cui vita è scandita dalla partecipazione a riti più o meno antichi. Inoltre, esso sviluppa bene il tema del tempo, in quanto l’esperienza del credente è anche quella di una certa strutturazione del tempo, personale e collettivo.
L’intuizione centrale dell’autore è che nelle nostre società consumistiche e ipersecolarizzate soffriamo di una crudele assenza di rituali. E che decifrare le nostre società da questo punto di vista le rende più intelligibili. Il filosofo ne parlava già 10 anni fa, sottolineando l’assenza di «riti e cerimonie». Ripercorriamo ora il filo del suo pensiero.
Rituali e narcisismo
Entrare attraverso la porta dei rituali permette di cogliere alcune delle caratteristiche del nostro presente. La scomparsa dei rituali è un tratto delle società contemporanee: c’è un’erosione dei riti religiosi, ma anche di quelli civili.
La fine del servizio militare, ad esempio, ha privato i giovani di un rito di passaggio che li introduceva nel mondo degli adulti. Il numero di matrimoni è notevolmente diminuito nella maggior parte delle società europee. Eppure, l’essere umano è un essere sociale, per il quale le comunità di appartenenza sono assolutamente necessarie per vivere…