CUESTA ABAJO, ¡OH MARAVILLA!
La vieillesse est une voyageuse de nuit
(François-René de Chateaubriand)
Es la vejez viajera de la noche
y, al paso que la tierra se le oculta,
ábrese, amigo, a su mirada el cielo
(Rafael Pombo)
Mysterious Night! When our first Parent knew
Thee, from report divine, and heard thy name,
did he not tremble for this lovely Frame,
this glorious canopy of Light and Blue?
Yet, ’neath a curtain of translucent dew
bathed in the rays of the great setting Flame,
Hesperus with the Host of Heaven came
and lo! Creation widened on Man’s view.
Who could have thought such Darkness lay concealed
within thy beams, o Sun! Or who could find,
whilst flower, and leaf, and insect stood revealed,
that to such countless Orbs thou mad’st us blind!
Why do we then shun Death with anxious strife?
If Light can thus deceive, wherefore not Life?
(José María Blanco White)
En una noche oscura,
con ansias, en amores inflamada
¡Oh divina ventura!
salí sin ser notada
estando ya mi casa sosegada
(Juan de la Cruz)
I.
La cuesta abajo es cada día más pina.
Con 80 de edad me voy haciendo viejo.
Olvido nombres, fechas, la luz en la cocina.
Mi pelo cano y calvo lo delata el espejo.
Paseaba una hora y hasta dos si podía.
Ya sólo aguanto media por no forzar mi aliento.
Se está deteriorando toda mi anatomía
y me pegan calambres de desentrenamiento.
Se me van yendo algunos compañeros de clase,
otros andan enfermos. En verdad, tengo suerte.
Pero eso es “mal de muchos…”, un consuelo sin base,
ni aparta, ni retrasa un minuto la muerte.
Hay prisa en esta cuesta y no hay pausa o respiro.
Cada vez se adelanta lo que vendrá después.
No logro enderezarme, no veo lo que miro
y enjabonar no puedo los dedos de mis pies.
Me da miedo la calle. Ya no salgo de casa.
Yo no soy el que era. Esto es así. No miento.
De mí mismo me extraño. ¿Qué me ocurre? ¿Qué pasa?
Voy de mal en peor. ¿La muerte a fuego lento?
II.
Lo que sufrió Jesús en aquel Viernes Santo
es mi reto a llevar la cruz de cada día.
Achaques de viejera ya no son para tanto
cuando, abochornado, contemplo su agonía.
III.
La vejez es un viaje a una noche profunda
pero en mi corazón / queda siempre el consuelo
de lo que dijo un sabio: aunque el mundo se hunda,
se va abriendo “amigo, a su mirada el cielo”.
Y lo dijo también Blanco José María
La creación se ensancha, ¡oh misterio encerrado!
cuando con nuestros ojos, de noche, no de día
admiramos el don de un cielo estrellado.
Y es cierto lo que afirma: Brilla el sol mas esconde
y es tonto quejarse de llegar al deceso
la vida nos engaña, nos quiere llevar donde
la muerte ya no es, lo que ha der ser: ¡un beso!
Haz Señor que mi noche traiga anuncios de aurora,
que simplemente crea lo que Tú nos prometes,
que de año en año, mes a mes y hora a hora
sepa dejar que Tú veas donde me metes.
Allá vamos, Señor, a esa noche oscura.
Bien sabes que no está mi casa sosegada.
Haz que al morir me lleve la esperanza segura
de un día despertar en radiante alborada.
-AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END-
GIÙ PER LA CHINA, CHE MERAVIGLIA!
La vecchiaia è una viaggiatrice notturna.
(François-René de Chateaubriand)
La vecchiaia viaggia di notte
e man mano che la terra le si oscura,
s’apre, amico, al suo sguardo il cielo.
(Rafael Pombo)
Notte misteriosa! Quando il nostro primo Genitore ti conobbe,
dalla voce divina, e udì il tuo nome,
non fremette per questa bella Cornice,
glorioso baldacchino di Luce e di Blu?
Eppure, sotto una cortina di rugiada traslucida
bagnata dai raggi della grande Fiamma feconda,
venne Espero con l’esercito del cielo
e guarda! La creazione dispiegata nello sguardo dell’Uomo.
Chi mai pensava che tanta oscurità
si nascondesse tra i tuoi raggi, o Sole! E chi capirebbe,
mentre apparivano il fiore, la foglia, l’insetto,
che ci hai resi ciechi a innumerevoli Astri!
Perché allora scansiamo la Morte con ansiosa resistenza?
Se la Luce può ingannarci a tal punto, perché non la Vita?
(José María Blanco White)
In una notte oscura,
con ansie, dal mio amor tutta infiammata,
oh, sorte fortunata!,
uscii, né fui notata,
stando la mia casa al sonno abbandonata.
(Giovanni della Croce)
I.
Giù per la china sempre più scoscesa.
A ottant’anni d’età, certo che invecchio.
Mi scordo i nomi, le date, la luce accesa.
La testa bianca e calva mi guarda dallo specchio.
Prima passeggiare un’ora o due era un gioco.
Ma adesso mezz’ora e basta, perché mi viene affanno.
Non c’è parte di me che non riveli un danno
e mi prendono i crampi perché mi muovo poco.
Se ne va qualche compagno di classe,
altri sono malati. Io sono davvero fortunato.
Ma questo è “male di tanti…”, un conforto senza base,
che non allontana o rimanda di un minuto la morte.
Si scende in fretta, senza sosta, senza ritardo.
Il poi si annuncia, non c’è ma già lo vedi.
Non sto dritto, non vedo ciò che guardo,
non riesco a insaponarmi le dita dei piedi.
La strada mi spaventa. Non esco più di casa.
Non sono chi ero prima. È così. Non mento.
Mi stupisco di me stesso. Che mi succede? Cosa c’è che non va?
Vado di male in peggio. La morte a fuoco lento?
II.
Ciò che ha sofferto Gesù in quel Venerdì Santo
mi sprona a portare ogni giorno la croce mia.
Gli acciacchi, la vecchiaia, non contano poi tanto
quando, con vergogna, contemplo la sua agonia.
III.
La vecchiaia è un viaggio verso una notte densa
ma nel mio cuore / mi consolo se penso
a ciò che ha detto un saggio: il mondo va in sfacelo,
ma si apre, “amico, al suo sguardo il cielo”.
E anche José María Blanco era d’accordo:
la creazione si allarga, o mistero serrato!
quando con i nostri occhi, di notte, non di giorno,
ammiriamo il dono di un cielo stellato.
Ha proprio ragione: brillando il sole priva
ed è sciocco lamentarsi del decesso che arriva
la vita ci inganna, ci porta presto o adagio
dove la morte non è come ci sembra, è un bacio!
Fa’, o Signore, che la mia notte porti un presagio di aurora,
che sappia credere a ciò che tu prometti,
che di anno in anno, di mese in mese, di ora in ora
ti lasci fare e stia dove mi metti.
Signore, andiamo incontro a quella notte oscura.
Casa mia, tu lo sai, non è al sonno abbandonata.
Fa’ che a morire mi porti la speranza sicura
di risvegliarmi in una raggiante mattinata.
Copyright © La Civiltà Cattolica 2021
Riproduzione riservata
***
Nato a Pamplona, nel 1943, Joaquín Ciervide è diventato gesuita nel 1960. Ha compiuto i suoi studi filosofici a Kinshasa e quelli teologici a Lovanio, Belgio. La sua vita apostolica è trascorsa in vari luoghi del mondo, in particolare a servizio dei profughi e nell’impegno educativo: la Repubblica Democratica del Congo, il Rwanda, il Burundi, il Ciad orientale, l’Ecuador, il Madagascar e il Perù. Da sempre appassionato di poesia, ne ha scritta privatamente. Ha pubblicato saggi di letteratura africana in Congo Afrique, e di poesia in Vida Nueva.
***
DOWN THROUGH, HOW MARVELOUS!
CUESTA ABAJO, ¡OH MARAVILLA!
We present a composition dedicated to growing old written by Fr Joaquín Ciervide, a Jesuit, born in Pamplona (Spain) in 1943. He studied philosophy in Kinshasa and theology in Leuven, Belgium. His apostolic life has been spent in various places in the world, particularly serving refugees and working in education in the following countries: the Democratic Republic of Congo, Rwanda, Burundi, eastern Chad, Ecuador, Madagascar and Peru. He has published essays on African literature. He has always been passionate about poetry and has written privately.