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Nomadland, film pluripremiato – Leone d’oro a Venezia, Golden Globe e Premio Oscar come miglior film, migliore regia e migliore attrice protagonista –, è tratto dall’omonimo libro inchiesta della giornalista Jessica Bruder, edito nel 2017.
La regista, Chloé Zhao, scrittrice e produttrice cinese, ha già all’attivo Songs my brothers taught me (2015) e The Rider – Il sogno di un cowboy (2017). Entrambi i film sono segnati da eventi drammatici che mettono in discussione – e in azione – i protagonisti, all’interno di ampie inquadrature naturali e paesaggistiche, dai tramonti plumbei, squarciati dai raggi violacei del sole ormai al tramonto. Questi elementi sono presenti anche in Nomadland, che narra la storia di Fern – interpretata con realismo e durezza dall’attrice Frances McDormand, interprete anche in Missisipi Burning e Fargo –, una donna che, dopo aver perso per una malattia il marito, abbandona la città di Empire, in Nevada, decidendo di attraversare gli Stati Uniti occidentali con il proprio van, che attrezza come una piccola casa mobile.
La strada diviene la trama stessa del film, un on the road che però non è più mitico, avventuroso, epico: non è la strada di Thelma & Louise, di Ridley Scott, che ricercano un’indipendenza sociale; non è quella cavalcata dalla ribellione in sella di una motocicletta di Easy Rider, di Dennis Hopper, o alla ricerca di una riscossione di un premio milionario come in Nebraska, di Alexander Payne.
Nomadland è il ritmo lento del furgone, è l’asfalto delle infinite e rettilinee strade che attraversano l’America come una profonda ferita, ma che permettono incontri tra «viaggiatori viaggianti da salvare», come direbbe…
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NOMADLAND
Nomadland, directed by Chloé Zhao, won three Oscars this year. The film tells the story of Fern (Frances McDormand), a woman who, after seeing the factory where she worked close down and who loses her husband, decides to undertake a journey in her van across the United States in search of seasonal work. The encounters with characters, nomads like herself, and the contact with artificial and natural places will lead Ferl to take care of others and herself, in a cyclic journey, on the road, that becomes an experience of profound humanity.