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Questo libro presenta due saggi di Marta Cartabia, docente di Diritto costituzionale e già presidente della Corte costituzionale, e di Adolfo Ceretti, docente di Criminologia all’Università di Milano, sul senso della giustizia e della pena. I due contributi prendono spunto dalle idee del cardinale Martini su questo tema e dalle sue numerose visite ai detenuti del carcere milanese di San Vittore.
Analizzando i discorsi e gli interventi del cardinale sulla giustizia, Ceretti afferma che uno dei punti fondamentali delle sue riflessioni può essere individuato nell’avversione a ogni espressione di «crudeltà»: «La premessa è che, di fronte alla delinquenza e al crimine, è necessario “reagire”, opponendosi al male, senza per altro compiere altri mali ed altre violenze» (p. 19).
Non essere crudeli non esaurisce però il progetto concreto di un ethos sociale che si rivolge anche a un operare attivo. Per questo c’è bisogno anche della rivalutazione della dignità della persona, e a questo proposito il cardinale dichiara: «Non esistono persone soltanto negative, tutte e sempre malvagie, identificabili nel reato; in ognuna c’è del frumento buono mescolato alla zizzania, come nel campo evangelico; le capacità del bene e del male nella persona umana convivono» (p. 25).
Alla luce di questi princìpi, la giustizia viene intesa come quel cammino che, partendo dal passato, sa guardare al futuro al di là del male commesso.
Sulla stessa linea si collocano le riflessioni della Cartabia, che partono dal senso del «visitare e vedere con attenzione», vissuti dal cardinale negli incontri con i carcerati. La Cartabia fa osservare che «l’azione del visitare nel pensiero di Carlo Maria Martini ha una valenza umana e religiosa profondissima: lungi dalla formalità dell’atto di cortesia che talvolta il linguaggio comune evoca, descrive un rapporto coinvolgente, come quello biblico di Dio che visita il suo popolo» (p. 57). E Martini spiega che «visitare i carcerati vuol dire prendersi cura di loro, recarsi nella casa dei prigionieri, intrattenersi con loro per amicizia, offrire ad essi un possibile servizio, liberarli» (p. 58).
È interessante notare come il Vangelo e il sistema giuridico debbano contribuire insieme a ricomporre la lacerazione causata dal reato, ristabilendo quel legame con la società che assume il nome di «riconciliazione». «Riconoscimento», «riabilitazione», «ricomposizione» e «consapevolezza» sono i termini più usati dagli autori, che offrono motivi di speranza e di fiducia nell’ordinamento giuridico.
MARTA CARTABIA – ADOLFO CERETTI
Un’altra storia inizia qui. La giustizia come ricomposizione
Milano, Bompiani, 2020, 128, € 10.00.