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È la storia di un personaggio che va alla ricerca dell’uomo e di Dio. Frédéric Vermorel, riprendendo appunti man mano impressi sulla carta nel corso degli anni, racconta le sue vicende esistenziali e le sue esperienze spirituali. Nato in Francia nel 1958, laureato in scienze politiche, sin da giovane frequenta la comunità di Taizé, conosce frère Roger Schutz e ne resta fortemente impressionato. È homo viator, viaggiatore instancabile. Incontra uomini e donne, giovani e anziani, poveri e malati, persone delle istituzioni civili ed ecclesiali. È attento osservatore delle varie situazioni che è chiamato ad affrontare: situazioni spesso opprimenti, irrispettose dei diritti umani, della dignità dei poveri. Il racconto è la storia viva dell’uomo contemporaneo, delle sue miserie e dei suoi aneliti alla libertà e alla verità, che il più delle volte sono espressione di un’autentica religiosità.
Frédéric approda a Rossano in Calabria, e si lega d’amicizia con Gianni Novello, docente di religione, membro attivo della comunità di Santa Maria delle Grazie.
La Calabria si imprime nel suo cuore. Frédéric se ne separa, va in Paesi lontani, ma poi vi ritorna. Un’avventura indelebile. Egli ricorda uomini e donne che lo accolgono in spirito di amicizia. Ricorda in particolare Maria Luisa Donadio di Corigliano: «Maria Luisa aveva vent’anni quando sopraggiunse la malattia. Era bella e colta, amava il suo mestiere di maestra, scriveva poesie e, come tante ragazze, sognava di sposarsi. In un anno ha perso l’uso delle gambe, delle braccia e delle mani. Oggi ha trentacinque anni, ed è sempre bella, anzi… più che bella: regale».
Maria Luisa si racconta: «All’inizio mi sono ribellata. Rifiutavo questa malattia che spezzava ogni sogno di felicità. Rifiutavo Dio che l’aveva permessa. Mia mamma insisteva per portarmi a Lourdes, ma non volevo, tanto la cosa mi sembrava grottesca. Poi, per stanchezza, ho ceduto. Da Lourdes non sono tornata guarita fisicamente, ma interiormente. Ho avuto la certezza di una elezione. Dio mi ha voluta tutta per sé […]. Oggi non chiedo più la guarigione. La mia malattia è divenuta la mia migliore amica. Mi ha insegnato tante cose» (p. 100).
Infine Vermorel approda a Caulonia. Scopre l’antico romitaggio di sant’Ilarione – da tempo abbandonato – e, incoraggiato dal vescovo Bregantini e successivamente dal vescovo Fiorini Morosini, vi si ritira nella solitudine e nella preghiera. «Oggi sono trascorsi poco più di tredici anni da quando ho cominciato a vivere da eremita […]. Nulla di tutto ciò che faccio mi definisce, ma tutto è ordinato all’unica cosa che conta: cercare Dio e lasciarmi cercare da Lui» (p. 70).
FRÉDÉRIC VERMOREL
Una solitudine ospitale. Diario di un eremita contemporaneo
Milano, Edizioni Terra Santa, 2021, 272, € 16,00.