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Prometeo, Icaro e…
L’immagine che la gente tende a farsi della scienza è quella di un’attività condotta da «prometei». Nella mitologia greca, Prometeo è un titano che ruba il fuoco agli dèi per darlo al genere umano e subisce perciò la punizione di Zeus, che lo incatena a una rupe ai confini del mondo, per poi farlo sprofondare nel Tartaro.
Certo, l’immagine dello scienziato come Prometeo è abbastanza semplicistica e non rende giustizia a tanti aspetti. Ma in questa epoca – per certi versi «antiscientifica» e caratterizzata da un qualunquismo populista e disorientato – si rischia di vedere gli uomini e le donne di scienza come esseri animati da insaziabile curiosità e arido edonismo esistenziale, che li porterebbero a investigare, senza pudore né rispetto, i misteri del creato e dell’universo.
Ci sembra però che questa visione contenga in sé due inesattezze significative: da un lato, non prende in considerazione il senso del limite, dell’orizzonte in cui è innestata la visione scientifica in maniera imprescindibile e di cui i ricercatori del XXI secolo sono ben consapevoli (molto più che in passato); dall’altro lato, lo scienziato «Prometeo contemporaneo» non considera le sfaccettature dell’esistenza dell’uomo di scienza e la complessità stessa da cui egli si sente continuamente attratto.
Chi fa scienza è un essere umano in costante «gioco» dialettico tra profondità scientifica e altezze liriche. Se il primo elemento – il rigore scientifico – potrebbe essere compreso come costitutivo della professione del ricercatore, il secondo – la dimensione più «poetica» della vita – è un elemento a cui il ricercatore, in quanto essere umano, non sa e non vuole rinunciare. E anche di questo bisogna tener conto quando si considera un lavoro scientifico.
Il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi afferma che è un fatto curioso, e in qualche modo sfortunato, che nei lavori scientifici pubblicati da riviste accreditate «non rimane spesso traccia dei passaggi intermedi» che portano allo sviluppo delle teorie e degli esperimenti …
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WHO IS THE SCIENTIST? Prometheus, Icarus, John the Baptist and scientific research
Physics “reveals” a complex world to us, which is animated by a reality that seems almost impossible to comprehend. Far from being simply ambitious and unbridled, like that of Prometheus or Icarus, physicists appear to us rather like John the Baptist, especially in the image offered by Leonardo da Vinci. The Baptist is a forerunner pointing to a truth that remains hidden in the complexity of the cosmos, and that – even for science – can just about be glimpsed, without ever being able to grasp it in its entirety. However, the path of science suggests to us that “the new is never produced by mere interpolation of the old”.