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Può la biografia di una delle attrici più poliedriche e acclamate del panorama nazionale e internazionale essere al tempo stesso un’opera per professionisti dello spettacolo dal vivo e un manuale al femminile, aperto ad alcune tematiche tipiche dell’emisfero dell’arte scenica? Questo libro di Sonia Bergamasco – nota al grande pubblico per l’interpretazione di «Livia» nella serie «Il Commissario Montalbano» (stagioni 2016-2021), per aver lavorato a teatro con Thomas Ostermeier, Theodoros Terzopoulos, Carmelo Bene, Giorgio Strehler, e nel cinema nel film La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana – dà una risposta affermativa a tale domanda.
L’A. ha spaziato in quasi vent’anni tra cinema, teatro e televisione, senza mai dimenticare la musica, che, come ha dichiarato recentemente in un’intervista, «è la lingua che attraversa tutto quello che faccio. È primaria, è un respiro, è ascolto […] scritto nel mio Dna». In questa agile autobiografia si sofferma su alcuni eventi chiave della sua vita, come la perdita del padre in giovane età; gli anni, fondamentali, della sua formazione al Conservatorio; la scoperta della recitazione alla Scuola di teatro del «Piccolo» di Milano; gli spettacoli teatrali; l’esordio televisivo, con brevi ritratti e aneddoti sui maestri Carmelo Bene, Giorgio Strehler, sulle colleghe scomparse Piera degli Esposti e Monica Vitti e sul marito, l’attore Fabrizio Gifuni.
Con questi ricordi si intreccia la ricerca, attraverso riflessioni approfondite sulla sua professione di attrice. Ne risulta un ritratto che prende vita in particolare attorno a «sguardo, voce e corpo», dal quale deliberatamente l’A. sceglie di iniziare, come triade creativa fondamentale: corpo come strumento da allenare, inequivocabile testimone nel rapporto archetipico tra attore e spettatore, co-protagonista nell’atto dal vivo, e come veicolo di pulsioni, emozioni.
L’analisi e la riflessione intorno a questo mestiere, unite alla carrellata emotiva dei ricordi dell’A., rendono questo «ritratto d’attrice» un’effigie di donna e di interprete professionista utile sia a chi si domandi cosa significhi «fare l’attrice» senza cadere nella prescrizione di regole o nei limiti dell’identikit, sia a tutti coloro che, attraverso la lente attoriale, siano curiosi di indagare una determinata tipologia di essere umano al femminile, che «dà voce alle storie di tutti. Fa spazio, dentro, ai ruoli incarnati ogni giorno dalle creature più diverse» (p. 133).