
Molti ebrei hanno scelto come cognome il nome della città di origine della loro famiglia: non sono rare le famiglie «Córdoba» o «Toledo». Qualche anno fa un ebreo, avendo saputo che il suo cognome era il nome di un piccolo paese spagnolo, decise di andare a visitare il villaggio dei suoi antenati. Arrivato lì, chiese dove fossero le rovine della sinagoga. «Ma quali rovine? È la chiesa!», risposero. Commosso, vi entrò e vi rimase a lungo. Quando uscì, un uomo lo aspettava: «Lei è ebreo?». «Sì», rispose. E quella persona chiese: «Mi faccia un favore: mio padre mi ha insegnato un testo, che aveva ricevuto da suo padre, e questi da suo padre; ma nessuno di loro sapeva cosa fosse». «Dica!». E l’altro iniziò a recitare, in ebraico approssimativo, ma del tutto riconoscibile: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze». Da più di cinque secoli questi cristiani «conversos» si trasmettono fedelmente la confessione di fede che ogni pio ebreo recita ogni giorno. Questo testo non si trova solo nell’Antico Testamento, in Dt 6,4-5, ma anche nel Nuovo
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