Un lettore erudito potrebbe rimanere indifferente dinanzi all’ennesima pubblicazione sulla ricerca storica su Gesù. Perché negli ultimi centocinquant’anni si è scritto tanto su questo argomento? Solo per recuperare o ricostruire la figura di Gesù, applicando alle fonti antiche gli strumenti della moderna ricerca storica? Oppure perché l’oggettività della ricerca storica non può prescindere dal fatto che «la fede di chi è stato testimone ci consegna il Gesù appartenuto alla storia» (p. 5)? Questa è la prospettiva che caratterizza i contributi delle due Giornate di studio organizzate dalla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense nell’autunno 2006 e pubblicati in questo volume.
Il contributo di Romano Penna pone in risalto come la riformulazione del messianismo, attuato da Gesù, continuato e maturato nelle comunità cristiane, fece passare dalla speranza messianica alla fede nella persona e nella vicenda di Gesù, culminata nel dono di sé sulla croce.
Mentre John Paul Meier, riassumendo il suo quinto volume di Un ebreo marginale, sostiene che «solo un numero relativamente ridotto di parabole sinottiche può essere ricondotto con buona dose di probabilità al Gesù storico» (p. 40), Giuseppe Pulcinelli, sulla scorta degli studi degli ultimi 100 anni e valorizzando in particolare quelli di Vittorio Fusco e Gerd Theissen, presenta un ridimensionamento critico della conclusione di Meier.
Coinvolge e dà a pensare il contributo della teologia fondamentale nella riflessione di Giuseppe Lorizio su «Logos, Parola, Parabola», che tende a riconciliare fede e storia, Vangelo e vita, a partire dalla parabola come «evento linguistico»: «Fondata storicamente […] in senso inclusivo, la fede cristiana esprime la capacità di far sì che il Cristo sia nostro contemporaneo» (p. 106).
Riprendendo con chiarezza ed equilibrio critico la giudaicità di Gesù, caratteristica della terza ricerca, Daniel Marguerat considera la totalità del «fenomeno di Gesù di Nazaret» e conclude che «è assolutamente necessario pensare insieme giudaicità e singolarità del Nazareno» (p. 125).
Interessante e provocatorio è il contributo dello storico Giorgio Jossa circa le due svolte della predicazione di Gesù – dalla minaccia del giudizio all’annuncio del Regno, e dall’annuncio della venuta del Regno alla fondazione di una nuova alleanza –, anche per comprendere meglio lo sviluppo della successiva cristologia e la nascita del cristianesimo.
La dettagliata presentazione e ripresa critica della ricerca sui frammenti cristologici prepaolini di Antonio Pitta permette di riscoprire e valorizzare quella piattaforma comune sulla quale Paolo affronta le questioni delle sue comunità.
Il contributo di Nicola Ciola sulla rilevanza del nesso storia-fede per la cristologia sistematica, attraverso una rivisitazione dei vari trattati di cristologia dal Concilio Vaticano II ad oggi, si propone di dimostrare che gesuologia e cristologia sono inscindibili perché la storia abbia un senso che sia vero e la fede non diventi ideologia.
Chiude il volume, ma continua a sollecitare la ricerca e la ricaduta pastorale, la conferenza pubblica di Meier sulla distinzione tra cristologia e ricerca sul Gesù storico.
In conclusione, privilegiando alcune tematiche, il volume riesce ad aggiornare non soltanto lo specialista, ma anche ogni lettore, sullo stato della ricerca storica su Gesù, riequilibrando visioni di parte e focalizzando la specificità e unicità della vicenda di Gesù sia all’interno del giudaismo sia nella continuità della tradizione e trasmissione della sua figura – eventi e parole – da parte dei credenti in Lui.
Ricerca storica su Gesù. Bilanci e prospettive
a cura di N. CIOLA – A. PITTA – G. PULCINELLI
Bologna, EDB, 2017, 224, € 22,00.