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ABSTRACT – La Corte Costituzionale è custode e interprete, garante e termometro sociale dell’applicazione dei princìpi della Costituzione attraverso le funzioni giurisdizionali e amministrative, di garanzia e arbitrali, di legittimità e di merito che le sono assegnate dalla Costituzione stessa. È un organo ad hoc, indipendente dai poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, e competente a sindacare sulla legittimità delle leggi per garantire la tutela dei diritti fondamentali della persona e dei valori della democrazia.
L’evoluzione del suo ruolo e delle sue funzioni – da garante dei diritti ad arbitra dei conflitti, da tribunale di casi concreti a una sorta di «Parlamento mignon» – rischia di far perdere di vista sia la sua identità originaria sia la sua principale missione. La separazione fra le funzioni della Corte e la politica si trova a essere sempre più in crisi.
I princìpi costituzionali, destinati a garantire il rispetto della dignità della persona, si strutturano su un delicato equilibrio di pesi e contrappesi, per cui alla libertà corrisponde la responsabilità, ai diritti i doveri: è questa la bussola per la Corte quando decide di estendere i nuovi diritti. Altrimenti, la positivizzazione del diritto o la tecnica rischiano di prendere il sopravvento, mentre l’antropologia e l’etica richiedono una visione d’insieme e uno sforzo interpretativo complesso.
Lasciare ai giudici – non solo quelli costituzionali – la creazione di diritti di nuova generazione è il sintomo di uno svuotamento del potere politico del Parlamento. I diritti, al contrario, hanno bisogno della politica per essere affermati, protetti e resi effettivi, non semplicemente riconosciuti dopo una sentenza. Occorre dunque chiedersi quale sia il limite per rimanere «giudice della politica» e non «giudice politico».
Certo, occorre anche rendere nota la Costituzione – che attualmente è conosciuta solo dal 15% degli italiani – e formare ai suoi princìpi: la Corte rifonderebbe così la sua ragione di esistere in una cultura costituzionale diffusa. Tuttavia l’attenzione va posta sul fine della Corte, che – come ritenevano i padri costituenti – è essere la bussola (democratica) dell’Ordinamento e un contrappeso al potere legislativo, senza doversi sostituire a quest’ultimo. Essa è chiamata a tenere alta la ricerca per migliorare e rinnovare le condizioni che permettano al cittadino e alla vita dei corpi intermedi di perseguire la propria realizzazione umana – godendo dei diritti e adempiendo ai doveri.
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THE CONSTITUTIONAL COURT: DEFENDING ITS ROLE OF GUARANTEE
The Constitutional Court is the custodian and interpreter, guarantor and social thermometer of the application of Constitutional principles through the judicial and administrative organs. It guarantees and arbitrates, rules on legitimacy and upholds the meritable functions assigned to it by the Constitution itself. Over time both its role and function have changed: from guarantor of rights to arbiter in conflicts, from court of concrete cases to a sort of «Parliament in miniature». The thought of the constituent fathers remains constant, for whom the Consulta is the (democratic) compass of the Juridical Order and a organ of guarantee, and therefore a counterweight to the legislative power, without having to replace it by giving life to new laws.