Francesco Tonucci
PUÒ UN VIRUS CAMBIARE LA SCUOLA?
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In copertina, una vignetta: una bambina, capelli arruffati, nasino all’insù, occhi incerti, bocca triste, pensierosa, si chiede: «Se questo virus continua rischiamo di imparare troppo…». Il testo narra quanto è accaduto nel mondo dei bambini tra marzo e giugno 2020, quando tutto si è fermato e un virus ci ha obbligati a chiuderci in casa, a sospendere la scuola, a fermare il lavoro. Come hanno reagito i bambini in una situazione per loro difficile da capire e da accettare? E soprattutto, qualcuno ha chiesto ai bambini cosa stessero vivendo e che cosa si dovesse fare in una simile pandemia?
Il libro presenta alcune esperienze del progetto della rete internazionale «La città delle bambine e dei bambini», con alcune inchieste in Italia, Spagna e Argentina. Completano il testo le vignette di Frato (Francesco Tonucci, pedagogista, ricercatore CNR), che rivelano le opinioni dell’autore sul Covid-19 e sul modo in cui i bambini l’hanno vissuto, sofferto, e hanno reinventato la scuola senza la scuola.
Tre prospettive aiutano a guardare il bambino: che cosa gli manca di più, di che cosa è contento, che cosa non sopporta. Si parte dalle prime constatazioni che meravigliano i piccoli. Una bambina sconsolata dice: «Non capisco, il virus ha fermato il traffico, il lavoro, lo sport, ha chiuso i negozi, le scuole, le chiese, ma non è riuscito a fermare i compiti!» (p. 58). E poi la conclusione triste, davanti al computer: «Allora era meglio la scuola, almeno c’era l’intervallo con i compagni» (p. 59).
Il discorso si fa man mano più serio. Una bimba impertinente chiede al papà: «Per te è uguale andare a letto con la mamma o vederla solo sullo schermo?» (p. 64). «Se dico che mi mancano gli amici, non mi stanno a sentire; se invece dico che mi manca la scuola, lo dicono al telegiornale» (p. 66). La sorpresa del mondo che entra in casa e la lettura dei giornali coinvolgono i piccoli: «Mamma, come possiamo studiare i dinosauri con tutto quello che succede nel mondo?» (p. 68).
Sorprendenti le scoperte dei bambini. Stando a casa, si possono imparare cose nuove: attaccare un bottone, innaffiare i fiori, far diventare laboratorio la cucina – «Fare la pasta è un po’ come un problema di matematica, con i pesi, i tempi, il calore, però alla fine la mangi e, se è buona, è meglio di un bel voto» (p. 70) –, inventare nuovi giochi e «litigare al computer!».
Infine, l’amara constatazione di un bimbo, guardando la strada: «Il virus conta più dei bambini, ha fatto fermare il traffico che abbiamo sempre chiesto!» (p. 57). Nell’ultima pagina, un bimbo incerto con un’idea sconvolgente: «[Il virus] ha chiuso la scuola, ha ridotto l’inquinamento, ha fatto stare a casa i genitori… Se promette di non uccidere più i nonni, io questo virus ogni tanto lo chiamerei» (p. 85).
Un intero capitolo è dedicato al problema dell’efficienza della scuola, partendo da un’indagine pubblicata recentemente. Inoltre, come rispondere al dettato della Costituzione (art. 3,2) che chiede alla scuola di rimuovere gli ostacoli che impediscono l’uguaglianza? La crisi della pandemia è anche un’occasione per reinventare la scuola, perché «ogni crisi porta progressi» (Albert Einstein, p. 21). L’autore presenta così un progetto educativo integrato per connettere meglio scuola e vita, per aiutare i ragazzi a scoprire le proprie attitudini e ad assumersene le responsabilità.
Conclude il volume la «cronologia della quarantena»: incontri, interviste, conferenze e webinar, in cui si è chiesto il parere dei bambini e quali fossero le loro proposte.
FRANCESCO TONUCCI
Può un virus cambiare la scuola?
Bergamo, Zeroseiup, 2020, 92, € 12,00.