
|
Il cristianesimo a volte viene accusato di essere una religione che in fondo si oppone alla vita. Situando la salvezza in un inaccessibile «aldilà», inviterebbe ad abbandonare questo mondo, il mondo concreto, la vita reale, in favore di un mondo idealizzato, il «cielo» piuttosto che la «terra». Di conseguenza, e nonostante affermazioni in senso contrario, il cristianesimo disprezzerebbe il corpo, favorirebbe un’ascetica morbosa, valorizzerebbe la sofferenza. Esso alimenterebbe un perpetuo senso di colpa, che, ricordando all’uomo la sua condizione di peccatore, lo manterrebbe nella dipendenza da una divinità onnipotente. Nella colpa ci sarebbe una sorta di debolezza, di pusillanimità, una resa dinanzi alla chiamata della vita. Per Nietzsche «sentirsi colpevole è rifiutare la vita».
Un sentimento in regresso
La vita, al contrario, non è forse espansione, autonomia, libertà? L’umanità non si sforza forse da secoli di liberarsi dai determinismi naturali, dalla paura delle forze oscure che la tenevano in schiavitù? La conoscenza scientifica della natura, e poi dell’essere umano, consente di dominare queste forze, aiutando l’umanità «illuminata» a uscire dall’infanzia per entrare nella maturità dell’età adulta. Non esiste un male invincibile, fuori della portata dell’azione umana. L’infelicità che colpisce l’umanità non è la conseguenza di una colpa anteriore, di un passato peccaminoso, di cui saremmo per sempre colpevoli.
Se esistono ancora colpevoli che la giustizia si sforza di condannare, noi pensiamo che siano vittime di situazioni ingiuste, di trattamenti crudeli o di un’educazione difettosa, piuttosto che persone interamente responsabili dei loro atti. Il nostro tempo è più pronto ad avere compassione per le vittime che a punire i colpevoli (anche se le cose si possono presto capovolgere, se si diffonde un senso collettivo di insicurezza). Un tale commette atti di pedofilia perché nell’infanzia è stato lui stesso vittima di abusi. L’atto delittuoso è reale, ma…
***
AMBIVALENCE OF GUILT
The notion of guilt, however ambivalent, accompanies the growth of the human person. It indicates that there is no access to humanity without a relationship with others, which is always complex, ambiguous, and marked in part by failure. Overcoming this situation takes place through an exchange, which involves confession and forgiveness. The great ideals of peace and justice, present in the heart of every person, remain guides for action. Guilt can remind us of this.