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Viviamo in una società prigioniera del presente, dominata dalla tecnologia, dalla velocità e dal consumismo, invasi da un senso di caos, di fragilità e di debolezza, in cui l’Io moderno è ripiegato in maniera narcisistica su se stesso e sui propri interessi. Questo libro è una preziosa analisi critica fatta da Giuseppe De Rita, fondatore e presidente del Censis, e da Antonio Galdo, giornalista e scrittore.
La schiavitù del presente, come sottolineano gli autori, ha portato a un mutamento della nostra identità nella vita privata, nella sfera dei sentimenti, nella dimensione pubblica, nella comunicazione politica, giocata sull’efficacia dell’attimo per catturare il consenso. E nella sfera economica il conflitto fra il capitale e il lavoro ci ha resi prigionieri del presente, tramutando il primo in difesa della rendita e dei compensi ingiustificati di manager, a scapito del secondo, trasformato in insicurezza e precariato, senza la ricerca di obiettivi di crescita e di investimenti a lungo termine per il bene comune.
Ma da questa prigione si può uscire, sottraendosi proprio a quel «tempo liquido» che contraddistingue la nostra epoca. Come sottolineava Seneca, citato nel testo, «solo gli spiriti tranquilli e sereni possono ripercorrere ogni istante della propria vita, mentre quelli sempre carichi di impegni, come se fossero sotto un giogo, non possono voltarsi e guardare indietro», perdendosi negli abissi della temporaneità.
Il primo capitolo è dedicato al tempo liquido e al linguaggio di oggi, sempre più semplificato e degradato sull’onda di un nuovo analfabetismo, che va contrastato con una nuova ambizione formativa e multiculturale, basata sulla ricchezza semantica.
Il secondo capitolo tratta il tema del presentismo e dell’egemonia digitale, che ha portato al fenomeno dello «sciame» sul web, con una frammentazione del sapere fondata su una somma di opinioni emotive che disorientano invece di indirizzare verso il pensiero razionale. Per farci capire chi siamo diventati nel mondo globalizzato, dominato dall’impero digitale, il card. Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha utilizzato una metafora del filosofo Søren Kierkegaard: «La nave è finita in mano al cuoco di bordo e ciò che indica il comandante con il suo megafono non è più la rotta ma quello che mangeremo domani».
Al dominio tecnologico delle big five americane, mappato dall’industria dei big data, gli autori contrappongono un’idea di sapore kantiano: quella del «cambiare se stessi», non rinunciando mai al senso critico, al coraggio e alla libertà di opinione, non arrendendosi al conformismo e sfidando la rete sul proprio terreno, recuperando, in definitiva, la centralità dell’uomo.
Nel terzo capitolo, dedicato all’«economia presentista», gli autori conducono un’analisi chiara di come la prevalenza della finanza sull’economia stia creando una «ricchezza finta», sgretolando il capitale e il lavoro, con l’arricchimento di pochi a danno di molti e del futuro dei giovani.
In questo contesto problematico, gli autori cercano di cogliere gli elementi utili per far evolvere la precarietà professionale verso la solidità del lavoro, ripartendo, da un lato, dalla formazione e dalla professionalità e, dall’altro, dal canale della rappresentanza del lavoro, nella ricerca di una nuova identità del Sindacato per tutele e battaglie condivise e non più presentiste e frammentate.
La redistribuzione della ricchezza, come pure l’aumento del reddito dei cittadini e la riduzione delle disuguaglianze, è il principale compito della politica, il cui ruolo – analizzato nel quarto capitolo del libro – è purtroppo ormai ridotto a «un evento calcistico» sconcertante, senza competenza e senza idee, nel quale dominano i proclami e la propaganda, che allontanano il potere politico dalla società civile.
Gli autori concludono chiedendo alla politica un cambio radicale di paradigma, per svolgere un faticoso e preciso lavoro finalizzato al rilancio dei valori fondanti del Vecchio Continente, alla ricostruzione della piramide della rappresentanza e del legame con il corpo sociale.
GIUSEPPE DE RITA – ANTONIO GALDO
Prigionieri del presente. Come uscire dalla trappola della modernità
Torino, Einaudi, 2018, 112, € 14,50.