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ABSTRACT – Nel dicembre 2017 è venuto a mancare il monaco benedettino belga Frédéric Debuyst (1922-2017), rinomato esperto di Romano Guardini, del movimento liturgico e dell’architettura liturgica. Egli nel corso degli anni è stato testimone di straordinari e drammatici mutamenti in tali campi. È stato sempre un promotore appassionato degli spazi liturgici a misura d’uomo, che permettano alle persone di radunarsi in una celebrazione dove Dio sia presente in modo vivo. Per emanare un genius loci cristiano, questi spazi devono esprimere un sano equilibrio tra familiarità e mistero, semplicità e nobiltà, distanza e prossimità, natura e umanità, domus ecclesiae e domus Dei. Debuyst ha cercato un sano equilibrio tra le due dimensioni: l’immanenza e la trascendenza, l’orizzontalità e la verticalità, la familiarità e il mistero.
Quello di genius loci è un antico concetto romano, secondo il quale a ogni luogo appartiene un genius, uno spirito, un’atmosfera che gli sono specifici. È difficile spiegare e descrivere che cosa sia esattamente tale genius loci, ma ogni persona ne ha istintivamente un’idea. Per Debuyst, il primo criterio per i luoghi che sono pensati per la vita e per il culto cristiano è proprio la capacità dell’edificio di mantenere e rafforzare – come un delicato altoparlante – il silenzioso, naturale genius di quel luogo, o almeno i valori di cui si ha particolarmente bisogno oggi (il che implica l’importanza di un discernimento continuo).
Debuyst aveva imparato poi da Guardini e da Schwarz che l’architettura deve svilupparsi a partire dalla sua funzione liturgica: al centro dell’architettura liturgica c’è la celebrazione cristiana. Gli esseri umani sono essenzialmente «creati per esultare, capaci di celebrare in un modo specifico ed espressivo gli eventi principali e la misteriosa grandezza della [loro] esistenza, e così di pregustare già da ora alcune delle gioie della vita eterna».
Semplicità, piccolezza e vicinanza definiscono dunque i tipi di domus ecclesiae che egli ha promosso. Più che mai, la Chiesa ha bisogno di piccole comunità che celebrino con passione, che si radunino nel nome di Gesù intorno al pane e al vino eucaristici e siano sempre orientate al Padre nello Spirito, rinnovando la loro fede, la loro speranza e la loro carità, per la crescita costante del regno di Dio sulla terra.
Le vedute di Debuyst sull’architettura liturgica furono realizzate nel monastero benedettino di Clerlande, di cui egli fu fondatore e priore, e che divenne la compositio loci del suo pensiero.
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THE CHRISTIAN ‘GENIUS LOCI.’ Notes on Frédéric Debuyst
As a tribute to the Benedictine monk, Frédéric Debuyst, an expert on liturgical architecture, who died in December 2017, this article revisits his concept of a Christian genius loci as a balance between nature and humanity, simplicity and nobility, familiarity and mystery. Debuyst had learned from Guardini and Schwarz that architecture must develop from its liturgical function. Simplicity, smallness and closeness define the types of domus ecclesiae which he promoted. His views on liturgical architecture took shape in the Benedictine monastery of Clerlande, where he was the founder and prior, and which became the compositio loci of his thought.