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Pop-app di Lydia Salviucci Insolera

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Quaderno 4066 - pag. 412 - 413

16 Novembre 2019


I libri animati di fiabe o racconti affascinanti, dall’Ottocento fino ai giorni nostri, hanno divertito intere generazioni di bambini, catturando la loro attenzione con soluzioni meccaniche che fanno muovere, apparire o scomparire personaggi e oggetti, al fine di «animare» letteralmente la narrazione. Questo genere di libro «pop-up», però, non è una prerogativa esclusiva dell’editoria per l’infanzia, ma ha interessato, fin dalla scoperta della stampa, un numero notevole e inaspettato di pubblicazioni, da quelle di astronomia a quelle addirittura di matrice spirituale.

La bibliofilia da tempo si occupa di questo originale filone collezionistico, e per fortuna ormai anche l’ambito accademico e più propriamente scientifico ne sta promuovendo la valorizzazione, grazie soprattutto alle iniziative dei principali studiosi: Pompeo Vagliani, presidente della Fondazione Tancredi di Barolo di Torino, e Gianfranco Crupi, dell’Università degli Studi «La Sapienza» di Roma. In questo periodo sono state organizzate due mostre degne di nota: a Torino, sede della citata Fondazione, l’esposizione è stata incentrata più sul libro per l’infanzia, come si vede nel relativo piccolo catalogo, ma sempre scientificamente esaustivo. A Roma, è stata allestita una mostra più ampia presso l’Istituto Centrale per la Grafica, dove, grazie al contributo scientifico dello stesso Istituto, sono stati inseriti anche disegni e incisioni selezionati ad hoc.

Il libro che qui recensiamo, più che un semplice catalogo della mostra romana, si può considerare un testo fondativo sull’argomento, perché riunisce contributi decisamente chiarificatori sulla varietà della tipologia del libro animato nel corso dei secoli. Di grande praticità è il glossario per orientarsi tra le diverse tipologie: «leporello» (un’unica pagina piegata a fisarmonica), «libro a leveraggi» (levette da tirare per movimenti multipli e sincronizzati), «fleep book» (scorrimento rapido di immagini in sequenza), «libro fustellato» (con i contorni sagomati), «volvelle» (dischi rotanti di vario genere).

Il volume è diviso in due parti, che costituiscono le due anime principali relative allo sviluppo di questa tecnica. La prima parte è dedicata ai libri antichi: il nutrito numero di saggi che spaziano tra filosofia e scienza conferma come la pratica di elaborare dei congegni all’interno delle pagine stampate sia stata molto più diffusa di quanto si possa immaginare (Crupi). Tali soluzioni di immagini animate possono costituire, infatti, un utile apparato esplicativo di un tema molto serio di astronomia o di medicina (De Pasquale). Esempi straordinari sono le ruote combinatorie per organizzare il sapere dell’erudito medievale spagnolo Raimondo Lullo (Tessari), i dispositivi mobili nella Cosmographia di Apiano (Tessari) e le tabelle con le volvelle progettate dal gesuita Cristoforo Clavio per la riforma del calendario gregoriano (Mancini).

La seconda parte del volume riguarda il libro dall’Ottocento in poi, dove soprattutto l’editoria per l’infanzia ha avuto una svolta sorprendente, grazie alla diffusione di una nuova tipologia di libro animato, il «pop up» (Vagliani). Girando le pagine, si sollevano immagini ottenute con un lavoro meticoloso di carta piegata e incollata, che fuoriesce dando vita a soluzioni visive e prospettiche molto suggestive. Si tratta di congegni meccanici, all’apparenza semplici da utilizzare, ma che presuppongono una forte dose di genialità nella costruzione. Questi sono anni molto fervidi per la sperimentazione, e i libri animati in genere svagano e divertono, come i tentativi pioneristici sul movimento di un’immagine sperimentati con le varie macchine del precinema (Pesenti Compagnoni).

Dalla lettura dei saggi del libro si percepisce nettamente la sfida che nella storia della scienza tipografica si è andata delineando per lungo tempo, ossia riu­scire a superare il limite dell’oggettiva staticità di un libro per trasformarlo in qualcosa di più dinamico. La carta stampata di un libro o l’incisione di una stampa (Bocconi, Rossi), infatti, esprimono una sensazione di durevolezza e di fissità della percezione visiva: le parole e le immagini sono lì, quasi imprigionate tra la filigrana e l’inchiostro. Eppure l’uomo ha sempre cercato di sfidare le leggi fisiche, come pure il concetto di immagine statica e in movimento all’interno di un volume.

Queste invenzioni, sorprendenti per la loro precisione artigianale, costituiscono quindi un genere originale di pubblicazioni che ha attraversato il corso dei secoli, fino a diventare ispirazione per la creazione di app (Bruschi, Grimaldi) e di video (Sbrilli). Sono da apprezzare perciò le iniziative tese a valorizzare questi tesori cartacei, che, presumibilmente, continueranno a svelare nuove meraviglie.

Pop-app. Scienza, arte e gioco nella storia dei libri animati dalla carta alle app
a cura di GIANFRANCO CRUPI – POMPEO VAGLIANI
Torino, Fondazione Tancredi di Barolo, 2019, 300, € 25,00.


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