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«Popolo»: parola tanto usata – e abusata – quanto indefinita. Cosa rende un qualsiasi aggregato umano un «popolo»? Non bastano solo le comunanze antropologiche, la contiguità territoriale, l’uso del medesimo idioma, la memoria storica per definirlo compiutamente. E cos’è il popolo nell’accezione frequentemente usata da papa Francesco?
A queste domande è dedicato il libro del giovane filosofo Dante Monda. Un’indagine dettagliata e meticolosa – impreziosita da una prefazione di Antonio Spadaro e una postfazione di Andrea Riccardi –, che, pur assumendo la metodologia scientifica propria della filosofia politica – e pertanto laica –, non paventa frequenti incursioni nel campo teologico.
La ricerca è avviata da una ricostruzione dell’humus socioculturale entro cui si è svolta la formazione intellettuale del futuro papa Bergoglio: un’Argentina sospinta dalla tensione multiforme e travagliata a costruire un proprio profilo caratterizzante, non solo politico ed economico, ma anche culturale, e smarcato dalle tendenze egemoniche nordamericane.
I punti di riferimento da cui Bergoglio attinse in questa progressiva elaborazione – teologica, prima che sociologica – furono sicuramente Lucio Gera e Juan Carlos Scannone, ma non di meno Romano Guardini, sulla cui opera il futuro Pontefice svolse un dottorato di ricerca in Germania negli anni Ottanta del secolo scorso.
Il quadro che ne risulta è essenzialmente connesso a un concetto ancor oggi spesso ricorrente nel pensiero bergogliano: quello del «tutto». Un «tutto» che supera ogni fazione, ogni classe, ogni etnia, ma tutte le include, in una relazione dialettica che ricerca progressivamente punti di sintesi sempre più alti, ma che rimangono sempre aperti e mai definitivi.
È questa intuizione originaria, che si distingue dalle concezioni «parziali» di popolo proprie dei movimenti populisti e delle correnti marxiste, a divenire poi costitutiva di quella «teologia del popolo» che affianca e supera la teologia della liberazione.
Il concetto di popolo non è identificativo tout court delle masse dei diseredati, dei poveri, degli oppressi, per quanto essi costituiscano, nella «teologia del popolo», il punto focale dell’intero aggregato umano, in quanto sono i più genuini depositari dei valori culturali, tradizionali, etici e religiosi sui quali la stessa nozione di popolo si fonda.
Tradizione e valori religiosi sono paradigmatici di questo concetto, un collante da cui nessuna porzione sembra poter prescindere, perché anche le relazioni di carattere oppositivo che vivono e si agitano nel popolo non pregiudicano – per dirla con Guardini – quel collegamento comunitario che procede «dalla dedizione personale nell’amore e dalla fedeltà».
Al di là del contingente storico e politico, il popolo, secondo papa Francesco, si definisce intorno a una comunione culturale che non si concede al sofismo, ma è «carne viva», che germina da quelle esperienze, esaltanti o a volte tragiche, che improntano la vita di uomini e donne che in esse riconoscono una comune identità, prima spirituale e poi politica.
Il sensus fidei fidelium è in tal senso parte integrante e imprescindibile del paradigma culturale e spirituale del popolo. Nell’Evangelii gaudium papa Francesco lo definisce così: «Si tratta dello stile di vita di una determinata società, del modo peculiare che hanno i suoi membri di relazionare tra loro, con le altre creature e con Dio. Intesa così, la cultura comprende la totalità della vita di un popolo».
Un movimento che, nascendo dall’individualità della persona, confluisce, attraverso l’accoglienza dell’alterità, nell’identità comunitaria, che ritorna poi al singolo, condizionandolo fino all’estrema consapevolezza del «nessuno si salva da solo».
È abbastanza evidente che la visione religiosa e politica di Bergoglio, ottimamente rappresentata da Monda, è sensibilmente influenzata dallo spazio e dal tempo in cui si è andata formando.
Rimane l’interrogativo inquietante di quanto questa visione possa ancora resistere all’oggi e arginare l’atomizzazione delle relazioni, l’individualismo consumistico montante, la manipolazione populista e la crisi globale della democrazia rappresentativa.
D’altronde, alla profezia è da sempre riservato l’incomodo ruolo della controtendenza.
DANTE MONDA
Papa Francesco e il «popolo».
Una sfida per la Chiesa e la democrazia
Brescia, Morcelliana, 2022, 128, € 13,00.