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Nella ricorrenza del 75° anniversario della promulgazione della Costituzione italiana (1°gennaio 1948), di cui si è ripreso a trattare a diversi livelli nel dibattito pubblico, è doveroso ricordare il prezioso contributo che i cattolici italiani di quegli anni diedero alla redazione della nuova Carta costituzionale.
Ciò avvenne dopo la dura esperienza del ventennio fascista e all’indomani della lotta combattuta da molti italiani di diverso orientamento politico contro gli invasori nazisti e i loro complici, i repubblichini di Salò. La Costituzione aveva il compito di rifondare su nuovi princìpi e valori democratici e pluralistici l’ordinamento statale, sconfessando esplicitamente ogni dottrina totalitaria o razzista dello Stato e della società.
Il compito affidato dagli elettori ai «padri costituenti» era enorme: si trattava di «iniziare tutto da capo» (lasciando da parte il vecchio e screditato Statuto albertino) sia sul piano dei princìpi fondamentali, sia su quello più propriamente istituzionale e giuridico.
Ciò indusse tutte le forze politiche antifasciste a condividere il lavoro di redazione della nuova Carta fondazionale al fine di cancellare definitivamente il recente passato e far emergere nel Paese il nuovo. Come di fatto avvenne.
Il contributo dei cattolici alla Costituzione italiana
L’apporto che i costituenti cattolici diedero alla redazione della Costituzione italiana fu veramente notevole e di elevata qualità.
Il loro impegno per scrivere un testo ispirato ai princìpi cristiani e in collaborazione con le altre forze politiche si realizzò, nello specifico, nella «Commissione dei 75», incaricata di redigere la Carta costituzionale (che doveva essere poi approvata dall’Assemblea eletta su suffragio universale), ma fu soprattutto nella «prima sottocommissione» che tale lavoro di mediazione e di confronto ebbe il suo momento più importante.
La Commissione per la Costituzione, presieduta da Meuccio Ruini, iniziò i suoi lavori il 23 luglio 1946…