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I risultati conseguiti dai democratici dalle Midterm elections, le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti, sono andati al di là delle aspettative: questo sembra essere il dato essenziale che è emerso dalle urne.
I repubblicani speravano di ottenere una maggioranza da 20 a 30 seggi alla Camera dei rappresentanti e un vantaggio al Senato sufficiente per garantirsi una gestione agevole. Effettivamente hanno guadagnato seggi sufficienti a ottenere il controllo della Camera, ma molti di meno delle previsioni.
Dal canto loro, i democratici hanno aggiunto un senatore ai 50 che già avevano, facilitando al proprio partito l’approvazione delle nomine presidenziali alle cariche giudiziarie e ad altre mansioni che richiedono il consenso del Senato.
I risultati e le questioni in campo
Storicamente, il partito del presidente statunitense va in grande sofferenza nelle prime elezioni di medio termine che si tengono dopo la sua elezione, soprattutto se ci arriva con indici di gradimento bassi, come è accaduto nel caso del presidente Joe Biden.
Nel 2018 i repubblicani hanno perduto 42 seggi alla Camera, e i democratici ne persero 64 nel 2010. Ma le elezioni del 2022 hanno smentito i precedenti, e le perdite democratiche sono state contenute al minimo.
Non disponiamo di exit poll che mostrino come hanno votato i cattolici. Nelle passate elezioni, abbiamo visto americani neri, ebrei e musulmani votare per i democratici, ed evangelici votare repubblicano.
I cattolici tendono a suddividersi equamente tra i due partiti, con una prevalenza di repubblicani tra gli americani bianchi e di democratici tra i cattolici ispanici. Nelle elezioni di metà mandato questi schemi si sono riproposti senza cambiamenti sensibili.
Di solito il partito presidenziale alle elezioni di medio termine paga pegno, perché al presidente viene imputato tutto ciò che non va bene e, d’altra parte, gli vengono accreditati pochi meriti per le cose che funzionano. Nel concreto, i democratici controllavano non solo la presidenza, ma…