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Delle omelie sul Levitico, tenute da Origene a Cesarea di Palestina dopo il 245, ce ne sono state tramandate 16, non nell’originale greco, ma in una traduzione latina di Rufino (fatta verso il 405). Questo monaco, originario di Aquileia ma attivo a Roma, era un grande appassionato di Origene. Nel tradurre, ha rielaborato il testo per renderlo più leggibile ai lettori latini, sempre però attingendo da materiale origeniano. Possiamo dunque affermare che queste omelie latine ci trasmettono una fedele immagine di Origene predicatore e commentatore della Bibbia.
Il libro del Levitico era ed è ancora un banco di prova non solo per i predicatori, ma anche per gli esegeti. A parte infatti alcuni versetti diventati famosi, come: «Siate santi, perché io sono santo» (Lv 11,44), oppure: «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Lv 19,18), il resto del libro riguarda i riti sacrificali, le vesti sacerdotali e le regole di purità rituale, cose che non interessano più, a meno di non dare loro un significato spirituale. È quello appunto che Origene intende fare. Per lui il senso spirituale non è un’opzione facoltativa, ma un’esigenza intrinseca alla fede, se è vero che la Scrittura è parola di Dio, scritta nello Spirito. La lettera, però, con il pretesto che non è più attuale, non può essere messa da parte, perché è veicolo dello Spirito; ma nello stesso tempo occorre ricordare che «la lettera uccide e solo lo Spirito dona la vita» (cfr 2 Cor 3,6). Così, se è vero che tutta la Scrittura parla di Cristo (cfr Gv 5,39), tuttavia non bisogna fermarsi al Cristo «secondo la carne» (2 Cor 5,16), perché questo non gioverebbe a nulla.
Origene vuol portare i suoi ascoltatori a fare il cammino dalla lettera allo Spirito, e per questo resta ancora oggi per noi un vero maestro. Non è però uno spiritualista nel senso deteriore del termine, perché per lui lo Spirito non può coesistere con il peccato. Conoscere Cristo significa concretamente «essere casti nel corpo, retti nello spirito, puri di cuore, irreprensibili nei costumi», ossia «essere perfetti nei comportamenti e nei pensieri, in modo da meritare di conformarci alla somiglianza della vittima Cristo» (I, 5).
Di fronte a un uditorio fatto di persone ordinarie, Origene evita le questioni teologicamente più spinose, ma a volte si lascia andare a considerazioni piuttosto ardite. Così, riflettendo sulla Chiesa come sull’unico corpo di Cristo, non può non esprimersi con audacia, come se i santi non fossero ancora pienamente felici senza di noi. Anzi, Cristo stesso, «il mio salvatore, piange adesso i miei peccati» (VII, 2); «egli è nella tristezza, finché noi persistiamo nell’errore» (ivi).
ORIGENE
Omelie sul Levitico I-VII
a cura di CARLA NOCE
Roma, Città Nuova, 2021, 452, € 85,00.