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In questo libro il filosofo e saggista Vittorio Alberti propone una riflessione originale e una sfida coraggiosa per una rinnovata coscienza democratica che ponga al centro l’azione culturale, superando gli schemi rigidi e i clericalismi, non solo religiosi, che nella società odierna sacrificano il libero pensiero intellettuale e laico.
Partendo dalla constatazione delle attuali condizioni in cui si trova l’Italia sul piano sociopolitico e religioso, l’autore punta a valorizzare la laicità, affinché sia al passo con la storia.
Attualmente nel Paese si assiste a una politica senza ideali, in un contesto di sfiducia nel futuro, circondati da una comunicazione mediocre, priva di qualità e con idee stantie. Sono questi i problemi che assillano e indeboliscono la laicità nel nostro Paese. L’Italia in crisi ha bisogno di progetti nuovi. E per denunciarne la carenza di laicità, l’autore parte da un episodio e da una constatazione: il primo è l’appello contro il commissario Luigi Calabresi, firmato nel 1971 da 800 intellettuali; la seconda riguarda i conti rimasti ancora aperti con la caduta del Muro di Berlino.
Quando si parla di laicità, si pensa, anche per contrasto, solo alle religioni e alle Chiese. Invece, il libro vuole offrire una prospettiva più ampia: innanzitutto politica, poi culturale e sociale, e soltanto alla fine religiosa ed ecclesiale. L’Italia, nell’analisi di Alberti, presenta una strutturale mancanza di laicità e di onestà intellettuale per una connaturata appartenenza a oligarchie conservatrici che assecondano interessi di parte. Pertanto occorre rivedere le categorie del pensiero, fatte di formule conformiste e stanche, prive di visione, sviluppando un adeguato e coerente dibattito pubblico.
Le forze progressiste nel mondo non hanno trovato un vocabolario aggiornato riguardo alle necessità del nostro tempo, devastato dall’esasperazione sociale e dalla corruzione culturale; i corpi intermedi, veri attori della democrazie e motore per un rinnovamento, sono stati ignorati. Dopo Berlino e Tangentopoli non c’è stata la capacità di avviare una lettura laica, storica e filosofica del passato e del presente in grado di formare un ideale politico adeguato ai nuovi tempi. Questo impressionante ritardo ha prodotto conseguenze negative soprattutto nel rapporto cittadino-politica, nella selezione e nella formazione della classe dirigente e ha determinato una perdita dei princìpi della democrazia liberale, sommersa dalle ondate del nuovo populismo.
In questo contesto, la laicità diventa un orizzonte in cui credere, un invito alle forze progressiste a compattarsi per trovare un nuovo progetto, una visione ideale, una coerenza politica, al posto del solito compromesso opportunistico. Occorre, pertanto, un’operazione culturale efficace per ridare fiato al Paese. A tale proposito, viene richiamato il «Documento per un nuovo umanesimo. Progetto per fermare il sovranismo populista e rianimare l’Europa», presentato a Milano nel giugno 2019 da don Luigi Ciotti, p. Bartolomeo Sorge e Chiara Tintori, nel quale si afferma: «Cosa fare per riedificare la casa comune? Non si costruisce una casa iniziando dai muri, ma dalle fondazioni. La cultura, la coscienza civile, sono le fondazioni, la base» (p. 87). Per questo è necessaria, come antidoto al degrado, una classe dirigente forte, composta da persone competenti, selezionate con criteri di meritocrazia, orientate al bene comune e fedeli agli ideali di libertà e giustizia.
Il messaggio di questo libro è, in definitiva, che in un mondo in cui la democrazia è minacciata la sfida cruciale è rappresentata da un pensiero libero, che riesca a intercettare e radunare intorno a un ideale le forze intellettuali migliori, riqualificando la società e rinnovando l’idea di Europa.
VITTORIO V. ALBERTI
Non è un Paese per laici. Onestà intellettuale e politica per l’Italia della crisi
Torino, Bollati Boringhieri, 2020, 144, € 12,00.