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Non amerò mai abbastanza è il titolo del libro che il gesuita francese Jean-Baptiste Rouanet (1898-1988), grande maestro di spiritualità, ha dedicato a l’abbé Henri Huvelin (1838-1910), una delle figure più interessanti del mondo ecclesiale e civile, francese ed europeo, tra il XIX e XX secolo. Nel 1886 Huvelin condusse alla conversione Charles de Foucauld (1858-1916). Fu padre spirituale di numerosi personaggi del suo tempo, tra cui il filologo Émile Littré (1801-1881), il biblista e storico Alfred Loisy (1857-1940), il filosofo Maurice Blondel (1861-1949) e lo storico e critico letterario Henri Brémond (1865-1933).
«Tra i segreti del suo successo come guida spirituale ci fu non solo la sua intelligenza e la sua cultura, ma anche la sua straordinaria capacità di ascolto. Capacità che esercitava anzitutto nei confronti del proprio tempo: “La cosa migliore è cercare di vedere ciò che c’è di bene nel tempo in cui si vive, cercare di scoprire ciò che c’è di bello e di grande, interessarsi all’anima del proprio secolo… Cercando così i lati positivi, e ce ne sono in ogni cosa, si diventa migliori per le anime”», scrive nella prefazione Claudio Stercal, direttore del Centro di spiritualità della Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale (p. 7).
Il testo raccoglie tre contributi su Huvelin. Nel primo – «Martire della carità spirituale» – l’autore ne tratteggia la vicenda e il profilo spirituale, il ministero sacerdotale e la cura pastorale. Nel secondo – «Direttore di coscienza» – delinea la missione e il metodo del padre spirituale. Il terzo – «Educatore spirituale delle madri cristiane» – è una piccola antologia di scritti del tempo in cui l’abbé Huvelin fu vicario della chiesa di sant’Agostino a Parigi e accompagnò con dedizione le madri cristiane.
Sulla sovrabbondanza di doni di Huvelin ecco cosa raccontano due testimoni qualificati. P. Charles de Foucauld, in una delle sue meditazioni, afferma: «Mio Dio, mi hai fatto […] la grazia incomparabile di rivolgermi all’abbé Huvelin per avere lezioni di religione. Facendomi entrare nel suo confessionale, uno degli ultimi giorni di ottobre 1886 […], mi hai donato tutti i beni, mio Dio. Se c’è gioia nel cielo per un peccatore che si converte, ce n’è stata quando entrai in quel confessionale. Che giorno benedetto! Mi hai portato attraverso le sue mani» (p. 19). Il barone Friedrich von Hügel, filosofo e scrittore, riferisce: «L’abbé Huvelin era un sacerdote secolare francese: un uomo di passione veemente e di una rara forza di spirito, che, con ferrea volontà, attraverso una lunga ed eroica sottomissione alla grazia, aveva raggiunto una bontà splendida. Devo più a questo sacerdote francese che a tutti gli uomini che ho conosciuto […]. Per me resterà sempre la più grande espressione di santità che ho avuto il privilegio di ammirare» (p. 19 s).
Tra i punti di maggior rilievo di tutto il lavoro di Rouanet sicuramente c’è quello in cui egli descrisse il direttore di coscienza come il mediatore tra Dio e l’anima, cioè come colui che deve aiutare Dio ad agire nell’anima del fedele. Si ispirava a san Vincenzo deʼ Paoli, che temeva di porsi come una nuvola tra il sole e la pianta che doveva ravvivare, perché temeva di aggiungere qualcosa di sé tra la parola di Dio e l’anima. Ora, per arginare e superare un tale ostacolo, Huvelin si affidò alla scuola dell’umiltà: «Ci sono due cose da sapere: ciò che si è e ciò che è di Dio. Non si può conoscere Dio se non conoscendo se stessi; e bisogna aver visto il proprio niente, aver bevuto il fondo del calice che è la nostra miseria» (p. 64). Una di quelle lezioni che Huvelin apprese scrutando i grandi direttori di coscienza: san Francesco di Sales, sant’Ignazio di Loyola e san Vincenzo deʼ Paoli.
JEAN-BAPTISTE ROUANET
«Non amerò mai abbastanza».
Henri Huvelin, padre spirituale di Charles de Foucauld
Cantalupa (To), Effatà, 2020, 128, Є 12,00.