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La crisi al confine
Sempre più spesso, le decisioni prese dal governo di un Paese o il risultato delle sue elezioni politiche non hanno conseguenze solo per i cittadini di quel Paese, ma anche per la vita di popolazioni che vivono in altre nazioni. Ne è un esempio la crisi scoppiata tra la Bielorussia e l’Unione Europea. Il risultato delle elezioni presidenziali del 2020, duramente contestate dall’opposizione interna bielorussa e sulle quali la stessa Unione Europea ha espresso seri dubbi, hanno aperto uno scenario complesso e di non facile risoluzione. La riconferma del presidente Alexander Lukashenko – l’autocrate più longevo d’Europa, al potere dal 1994 – ci presenta una situazione di cui purtroppo abbiamo già esperienza: l’opposizione politica non riconosce il risultato delle elezioni; si organizzano delle proteste; segue un periodo di insicurezza, ma alla fine vince chi sta al governo; i capi dell’opposizione vengono messi in prigione, oppure, come nel caso di Svjatlana Cichanoŭskaja, la sfidante di Lukashenko, esiliati. Le nazioni occidentali, preoccupate, finiscono per applicare delle sanzioni, che la persona a capo del governo crede di poter gestire e sopportare. È ciò che è accaduto in Bielorussia, tranne che per un aspetto. Lukashenko, infatti, era convinto di avere un «mezzo» per costringere l’Unione Europea ad accettare la sua posizione: i migranti.
Il Presidente bielorusso ha sfruttato lo stesso metodo del suo collega turco Erdoğan, il quale nel 2015 ha sfruttato con successo il dramma dei migranti nella trattativa con l’Ue. La Turchia tuttavia si trova, per collocazione naturale, sulla strada principale delle migrazioni che dal Medio Oriente porta all’Ue; ma non è così per la Bielorussia. Per dirigere il flusso migratorio verso questo Paese è necessario un piccolo «aiuto».
Il 23 maggio 2021 un aereo della Ryanair, che dalla Grecia era diretto in Lituania passando per la Bielorussia, con a bordo l’attivista dell’opposizione bielorussa Roman Protasevič, è stato costretto ad atterrare all’aereoporto di Minsk…
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BELARUS AND THE EUROPEAN UNION
The crisis between the European Union and Belarus began with the 2020 elections, when Lukashenko, the head of the Belarusian state, claimed victory for himself, and came to a climax when a Ryanair plane, carrying a dissident Belarusian journalist, was forced to land in Minsk and the journalist was subsequently arrested. The EU then introduced sanctions, to which Lukashenko responded by “inviting” thousands of people from the Middle East and Africa to Belarus, with the promise that they could enter into Europe. Thus, due to resistance from Poland, Latvia, and Lithuania, thousands of people have remained stuck in “no man’s land.” Therefore, the question arises for democratic countries: how can they resist blackmail on the one hand and not betray their own principles on the other?