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Libri
Nicola Nisco di Ugo Dovere

Nicola Nisco

Quaderno 4083-4084 - pag. 334 - 335

30 Luglio 2020


Con l’accuratezza di chi ha sempre praticato le scienze filologiche, ma con l’affetto per il luogo natio, Angelomichele De Spirito ricostruisce il profilo biografico del patriota risorgimentale Nicola Nisco (San Giorgio del Sannio, 1816-91). Viene così delineata una vicenda di ribaltoni politici e ardite speculazioni terriere, insieme a un’acquisita competenza finanziaria e a una delicata storia di affetti coniugali, sul complesso sfondo dell’Italia che diventava una.

L’autore si preoccupa innanzitutto di descrivere la situazione del paese d’origine dei Nisco all’alba del XIX secolo. Lì essi, non blasonati, erano persone in vista, e lo zio di Nicola, Domenico, era abate infulato della locale collegiata. Da ragazzo, Nicola fu nel seminario di Avellino, poi studiò giurisprudenza a Napoli, dove si laureò nel 1838. Nel 1843 sposò Adele de Stedingk, sedicenne baronessa di origini bavaresi, che gli diede 10 figli.

In quegli anni, Nisco, nominato cavaliere da Ferdinando II, cominciò anche a pubblicare opuscoli storico-politici, tra cui spicca I papi e la moderna civiltà (1846), nel quale, con spirito giobertiano, deplorava il ghibellinismo di Dante e sosteneva senza incertezze che «fuori della istituzione cattolica non vi ha che disordine negl’intelletti, anarchia nelle dottrine, dubbio nel pensiero» (p. 80). Pensieri che trent’anni dopo, a unità d’Italia compiuta, avrebbe completamente ribaltati, accusando la Chiesa di «difendere la teocrazia con la fede».

Durante la crisi costituzionale del 1848, Nisco si avvicinò ai circoli dei liberali, molti dei quali erano stati suoi compagni di studi o colleghi di lavoro. Membro e cassiere della setta «Unità Italiana», nell’autunno di quello stesso anno fu il primo dei 42 arrestati dalla polizia borbonica e uno dei principali imputati del processo intentato alla setta. Al termine del processo, nel 1850, fu condannato a morte con Luigi Settembrini e altri liberali, ma subito graziato da Ferdinando II per l’intervento dell’arcivescovo di Capua, il card. Giuseppe Cosenza. Nelle prigioni borboniche, tuttavia, il giovane liberale trascorse solo otto anni, perché nel 1859, insieme a Settembrini, fu graziato anche del carcere e obbligato all’esilio.

Con la proclamazione del Regno d’Italia, Nisco fu parlamentare per quattro legislature (1861-74). Già membro del Consiglio generale del Banco di Napoli, a Firenze divenne direttore della sede (1866) e fu docente di economia sociale presso il Regio Istituto di studi superiori e di perfezionamento. Cominciò pure a costruirsi l’immagine di «intemerato patriota» con una militante ricostruzione storica della monarchia borbonica, da cui doveva risaltare il suo «martirio per l’Italia».

Contemporaneamente Nisco aveva accresciuto il suo cospicuo patrimonio con dubbie acquisizioni terriere nel comune di Vico di Pantano, nei pressi di Sessa Aurunca, approfittando dell’ufficio di direttore del ministero dell’Agricoltura, tenuto nel 1861, durante la luogotenenza napoletana. Quelle appropriazioni furono legalmente contestate dal municipio di Vico con un annoso processo, chiuso nel 1871 con ulteriore danno economico per l’amministrazione locale. Per la concessione di quelle terre, lo stesso Cavour, che pure si era servito di Nisco, si scandalizzò, lamentandosene nel 1861 con Costantino Nigra: «Ho visto una serie di decreti che mi addolorano. Milioni assegnati a non so quali martiri; nuovi impieghi creati, concessioni date a Nisco e altri, insomma l’applicazione del sistema che consiste nel conciliarsi gli animi a spese del tesoro dello Stato» (p. 41).

Non più rieletto al Parlamento con l’avvento della sinistra (1876, 1880), Nisco fece ritorno a Napoli e durante gli ultimi anni di vita si dedicò all’attività pubblicistica, dando alle stampe studi storici e commemorazioni.

La ricostruzione di De Spirito è accurata e documentata. Con grande senso critico, vengono colti limiti, faziosità ed esagerazioni dell’opera politica e storica di Nisco, al quale però non viene negata competenza in campo economico-finanziario, avendo sostenuto lo sviluppo capitalistico delle campagne e il rinnovamento agrario nel Mezzogiorno.

ANGELOMICHELE DE SPIRITO
Nicola Nisco. Una vita per la patria e l’amore coniugale
Roma, Studium, 2019, 208, € 19,00.


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