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In poco meno di un anno, il presente poderoso volume ha visto una seconda edizione aggiornata, buon segno per l’autore e per l’editore. Questo libro «mira a favorire l’intelligenza credente del mistero trinitario di Gesù Cristo, dispiegato lungo la storia della salvezza» (p. 9). Si tratta dunque di un progetto ambizioso, che va dalla Trinità eterna all’incarnazione, dal Messia d’Israele al mistero della Pasqua, dalla Chiesa dei Padri e dei dottori medievali alle cristologie contemporanee, per concludere con la parusia e la Gerusalemme nuova. L’autore stesso spiega che il suo studio si suddivide in 8 parti e 15 capitoli.
Egli ha scelto di citare direttamente le fonti, ragion per cui ha ridotto al minimo la bibliografia nelle note. Perciò non sorprende che sulla cristologia e soteriologia paoline non sia dato nessun riferimento bibliografico. La stessa cosa si può dire per i Padri apostolici, dove compare un unico riferimento a Walter Kasper, Gesù il Cristo. L’autore mostra di conoscere bene il pensiero di Ireneo di Lione, ma non dà nessun riferimento bibliografico. È vero che alla fine del volume è indicata un’amplia bibliografia, ma pensiamo che sarebbe stato più utile indicare una bibliografia essenziale alla fine di ogni capitolo.
I temi toccati sono molti e complessi: dalla cristologia «distributiva» alla cristologia «espressiva», con una puntuale critica alla cristologia «kenotica». Vengono pure toccati temi spesso controversi, come quelli sulla «fede» di Gesù, sulla validità e i limiti della ricerca storica e sull’odierno dibattito sulla teologia delle religioni. Attraverso tutti i meandri della storia della teologia, l’autore ha il merito di esporre le questioni con chiarezza e di aiutarne la comprensione con sicura dottrina. Questo volume può essere dunque una vera «bussola» di orientamento per le questioni centrali della fede.
Il libro termina con un capitolo dedicato alla «venuta di Cristo nella gloria»: un tema poco presente nella coscienza «del credente contemporaneo» (p. 628). La trattazione tuttavia poteva essere ampliata, perché qui ci sarebbe spazio per una ripresa di quella «teologia della storia» che oggi è solo appannaggio o di predicatori evangelicali o di coloro che si rifanno a vere o pretese rivelazioni private. Comunque, una «teologia della storia» dovrebbe tener conto di almeno tre fattori: il ruolo di Israele (secondo Rm 11), la venuta dell’Anticristo e la presenza escatologica della Madre del Signore. Il contesto che rende urgente una tale ripresa è indicato dall’autore stesso in quella «apostasia silenziosa» citata a p. 619: «Il fenomeno interroga la teologia della storia. La lenta sparizione della fede cristiana in Europa, con l’emergere dell’ateismo come realtà post-cristiana, è misteriosa». Ci sarebbe però anche un ulteriore capitolo da aggiungere, perché, oltre all’apostasia silenziosa sopra citata, vi è un’apostasia molto loquace, quella del post-teismo o del pan-enteismo. Ma questo è un altro discorso.
Secondo l’autore, è comunque urgente passare dalla «svolta antropologica», con la sua appendice nella «svolta cosmologica», a una ripresa della «svolta teologica» in chiave cristologico-trinitaria. Questo tuttavia non è compito solo dei teologi, ma di tutta la Chiesa in pellegrinaggio verso la Patria, la cui missione «consiste nell’andare, rinnovandosi e purificandosi, verso il suo Signore che viene» (p. 628).