Il 4 giugno 2023 Carlo Rizzo, fratello gesuita della comunità de La Civiltà Cattolica, ha terminato, a 97 anni compiuti, il suo lungo cammino terreno. Non era una firma conosciuta dai lettori, ma la rivista e i membri del Collegio degli scrittori e della comunità religiosa gli sono così debitori che non possono mancare di manifestargli anche su queste pagine la loro testimonianza di gratitudine.
Carlo Rizzo, nato nel 1926 a Este (Pd) da una numerosa famiglia di radicata fede cattolica (a cui è sempre rimasto molto legato), era entrato nel noviziato a Lonigo (Vi) nel 1950, con la vocazione di fratello, cioè chiamato alla vita religiosa nella Compagnia di Gesù, ma non al sacerdozio ordinato. Non erano pochi a quel tempo i giovani che donavano la loro vita al Signore per questa via, per contribuire alla missione della Compagnia con tutto il loro cuore e le loro capacità, ma in compiti e responsabilità prevalentemente di carattere pratico, organizzativo o amministrativo, piuttosto che di ministero sacerdotale o culturale.
Fr. Carlo, dopo la formazione e i primi anni di servizio in diverse comunità, nel 1969 fu destinato dai superiori a La Civiltà Cattolica e vi è rimasto ininterrottamente per oltre 50 anni, fino a quando, nel 2021, l’età e la salute precaria hanno reso necessario il suo trasferimento all’infermeria della residenza San Pietro Canisio, a Roma, vicino alla Curia generalizia.
Nessun altro, come lui, ha vissuto, amato, custodito e curato la casa di Villa Malta, sede de La Civiltà Cattolica. Ne conosceva ogni angolo, era attento a ogni particolare, perché la casa fosse accogliente e il lavoro dell’opera si potesse svolgere serenamente. Era il genius loci. Ne apriva le porte di prima mattina e ne verificava la chiusura la sera.
In fondo non è stato un caso che quando papa Francesco, il 7 giugno 2020, senza essersi annunciato, venne in un pomeriggio di domenica a suonare al cancello di Villa Malta per visitare un padre che era da tempo infermo (ma non lo trovò, perché era uscito di casa da poco, per la prima volta dopo tre mesi), la persona che trovò a rispondere al citofono e ad aprirgli la porta fu proprio fr. Rizzo, che rimase così l’unico di noi ad accogliere un Papa l’unica volta che è venuto in questa casa. Era giusto così. Papa Francesco il giorno dopo mandò un biglietto di ringraziamento autografo a fr. Rizzo, che lo ha conservato sempre
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